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Non lo nego, mi disturba mica poco sapere che Antonio Conte abbia deciso di andare davvero ad allenare quella squadra lì, però la petizione partita contro di lui per togliergli la stella dalla Hall of Fame dello Stadium non la firmo. Non ci riesco. Perché la storia non si cancella, e mi faccio più scrupoli io verso di lui e ciò che ha rappresentato per la Juventus – come giocatore (e Capitano) prima, come allenatore poi – di quanti se ne sia fatti Antonio firmando per il club AntiJuve per eccellenza. Passi pure la storia del professionismo, ma è dura da digerire lo stesso.

Porterò sempre rispetto e riconoscenza verso Conte per quanto ha dato alla causa juventina, ed è stato indubbiamente tanto, e questo nonostante sia riuscito nel 2014 a rovinarmi un’estate, dando di matto e mollando la squadra al 2° giorno di ritiro estivo per profonde divergenze con la dirigenza, diventate poi insanabili.

Pressoché la stessa dirigenza di oggi, divisa fino all’ultimo sull’opportunità di riportarlo ancora una volta a casa. Ma Andrea Agnelli non gliel’ha perdonata, e non ha ceduto nemmeno di fronte ai tentativi di riappacificazione messi in atto da Nedved e Paratici, così come non é riuscito a fargli cambiare opinione neanche qualche membro interno della famiglia che ancora intrattiene rapporti d’amicizia con Tonio. Non puoi permetterti di scatenare il finimondo in casa Agnelli senza pensare di pagarne le conseguenze. Pure Del Piero ne sa qualcosa su quanto sia rancoroso il Presidente. 

Dopotutto Andrea non c’ha nemmeno poi così torto, considerando quanto si era speso in prima persona per difendere il proprio allenatore dalle accuse di omessa denuncia quando, nel 2012, scoppiò la bomba Scommessopoli. Per giunta, senza che la Juventus fosse direttamente implicata in una vicenda riguardante i trascorsi di Conte al Siena. Una solidarietà sincera, ripagata con un bel “vaffa” l’estate successiva. Per cosa, poi? Per un giocatore non acquistato? No good. 
Antonio ha provato a ricucire, ha mandato pure messaggi subliminali attraverso qualche media (“Sono in debito con Andrea” ha dichiarato di recente in un’intervista a Gazzetta) ma ha continuato a trovare un muro di gomma. Nessuna apertura, nessun dialogo, figuriamoci il perdono. 

Da qui una firma che ha quasi il sapore di vendetta: non mi vuoi parlare? Non mi vuoi vedere? Non vuoi più farmi allenare la tua squadra? Allora accetto di andare ad allenare quella dei tuoi peggiori nemici. Di andare da quelli che addirittura lo perculavano con la storia del parrucchino e che gli davano del galeotto dopo la squalifica per la storia delle partite truccate, e adesso invece non vedono l’ora di presentarlo ufficialmente per sbatterlo così in faccia agli juventini.

Nel suo nuovo club, Conte rincontrerà Marotta, col quale ebbe non poche discussioni durante i trascorsi sulla panchina bianconera. Le cronache di Vinovo narrano infatti di attriti frequenti tra i 2, e non di poco conto, spesso sanati dalle frequenti mediazioni di Nedved, se non del Presidente stesso. Si dice che da accesi litigi possano nascere grandi amicizie: sono curioso di vedere se avverrà pure stavolta, in una società dove Marotta possiede meno facoltà decisionali di quando faceva il dirigente alla Juve, dovendole spartire con Ausilio e Antonello. 

Alla Juventus Conte ambiva ad un ruolo da super-manager, alla Ferguson, in modo da scavalcare proprio Marotta, e non gli venne concesso. Adesso gli toccherà provare a andarci di nuovo d’accordo, evitando di entrare in collisione pure con gli altri due. La biografia del feroce salentino dice che , ovunque ha allenato, è finita a stracci in faccia: al Bari, al Siena, all’Atalanta, alla Juve, al Chelsea. Ogni storia parte sempre bene e termina male. Accadrà pure stavolta.
Tempo fa, in un’intervista che mi concesse per un mio libro, Conte mi disse: “Mi viene da ridere quando qualcuno si azzarda a mettere in discussione le vittorie della mia Juve, parlando di doping o Calciopoli. Significa fare del campanilismo spicciolo, e i tifosi sono sono sempre originali nelle loro letture calcistiche (…) Noi però quelle vittorie sappiamo come ce le siamo conquistate, con sudore e lacrime, e nessuno ce le potrà portare via”. Domanda da 1 miliardo di dollari: Antonio, quanti sono gli scudetti della Juventus? Per favore, qualcuno  - alla conferenza di presentazione ad Appiano – glielo chieda. E tu Tonio, per favore, rispondi.