commenta
Antonio Conte, dal Festival dello Sport, ha parlato di Nazionale e Inter.

IL RETROSCENA - "Sturaro venne vicino e mi disse di avere un problema al ginocchio. Gli risposi: 'Stefano, solo io posso entrare al tuo posto'. Fece una grande partita con il legamento collaterale rotto. Con un problema serio al ginocchio, c'è un giocatore che ti fa questa partita... vuol dire che c'era una grande unità di gruppo. Arrivammo ai rigori: feci entrare Zaza dalla panchina per calciare il rigore, poi lo sbagliò. Fu una cosa molto strana. Quando si dice che il pallone prende il palo ed entra o va fuori: prima della decisione, non capivamo perché Graziano fosse in ritardo. Il quinto rigore dovevamo affidarlo a Giaccherini, l'avevo visto calciare, era un rigorista ma non era tra quelli inizialmente selezionati. Emanuele è un ragazzo eccezionale, disse di volere allora calciare il sesto. Fu un peccato, però rimane una grande gioia e una soddisfazione vivere quel mese e mezzo con loro. Era una famiglia".

SULL'INTER - "Gap con la Juve? Penso che credere non costi niente, né per i tifosi dell'Inter, per quelli del Napoli, per le altre squadre. Credere non costa niente, ma bisogna essere obiettivi e andare a vedere qual è la realtà, cosa ci aspetta. Non penso di aver aspettato la partita contro la Juve, di averne aspettato l'esito, mi ero già espresso sin dall'inizio. Ho detto che rispetto all'Inter, c'erano due squadre davanti, la Juventus sicuramente al top e poi c'era il Napoli che in questi anni hanno costruito molto di più rispetto alle altre squadre. Oggi questo gap c'è, è difficile da mettere in dubbio. Da parte nostra c'è sicuramente il fatto che abbiamo iniziato un tipo di percorso, un qualcosa che vogliamo attraverso il lavoro e la serietà, attraverso la chiarezza, cercare di progredire nel tempo e cercare di diventare competitivi per dare soddisfazione ai nostri tifosi. Bisogna essere coraggiosi e avere una visione chiara del presente e di cosa può diventare il futuro. C'è solo un verbo che conosco e conosciamo all'Inter: lavorare. Farlo duramente per migliorare e per essere protagonisti. Noi non dobbiamo porci dei limiti, ma siamo onesti e riconosciamo determinati e differenti valori. Ma non vuol dire lottare per cambiare il destino".

L'ITALIA - "Hanno iniziato un percorso, Mancini e i giocatori stanno facendo molto bene. C'è da essere ottimisti, ci sono tanti ragazzi giovani che hanno bisogno di giocare, di fare esperienza. Rimango molto ottimista, è iniziato un percorso nei migliori dei modi. Da parte dei club dobbiamo cercare di accelerare la crescita dei giovani. Nella mia squadra oggi ce ne sono quattro: Barella, D'Ambrosio, Sensi, Biraghi. Anche da parte nostra, c'è la soddisfazione di dare giovani all'Italia. Ci lavoreremo sopra affinché possano essere pronti nel presente e nel futuro".