commenta
Non è stata un'accoglienza da vecchio amico, e di certo Conte non se l'aspettava. Ciò che ha stupito il tecnico leccese, ciò che l'ha infiammato sul serio, è stato il "tradimento" degli uomini con cui aveva condiviso tutto, con i quali era iniziato un sogno. E' partita così, la lunga rincorsa verso il caos finale. Con le urla, gli insulti, il clima rovente che è partito in campo e si è trasportato negli spogliatoi: perché certi risentimenti vanno oltre il novantesimo, specialmente se covati nel tempo. 

LA PARTENZA - Ma la base di nevrosi è partita da ben lontano. E cioè dall'arrivo dei nerazzurri all'Allianz Stadium, con cori pungenti che l'hanno scortato fino all'ingresso e discesa in direzione spogliatoi. Sfottò classici, anche qui: nulla d'inaspettato. Tanto però è bastato a dare ulteriore tocco di colore al match, già caricato dall'importanza della partita e dagli animi surriscaldati dall'adrenalina. Ecco, tutto il resto è causa ed effetto del match: nel primo tempo, il tecnico leccese ha protestato per alcune decisioni dell'arbitro Mariani. Innanzitutto il contrasto in area su Lautaro, quindi il giallo sventolato a Darmian. Qui Conte ha concretamente rischiato: applausi e 'bravo' a scena aperta, l'arbitro ha fatto finta di non sentire. 

IL PRIMO EPISODIO - Ha sentito la panchina della Juventus, comunque. Pronta a protestare e a rispondere all'ex condottiero. Soprattutto Bonucci, poi la tribuna, a muso duro controbattevano con le smorfie e il nuovo atto di Antonio Conte. Allo scoccare dell'intervallo, pare sia arrivato il 'gestaccio' scatenante e scatenato: verosimilmente un dito medio, non ripreso dalle telecamere e registrato solo da chi era a pochi centimetri. 

CON AGNELLI - Al triplice fischio, la scena è stata tutta del presidente Agnelli: sancito il pareggio e sancita soprattutto la finale di Coppa, il presidente è schizzato verso l'uscita rivolgendo parole - il labiale dà indicazioni, ma non è chiaro -  poco carine all'indirizzo della panchina nerazzurra. Nel post partita, Conte ha provato a smorzare i toni ma non si è tirato indietro: "Non ho la forza e la voglia di commentare. Semplicemente, ci vuole educazione". L'aplomb di Pirlo ha messo la parola fine: l'allenatore juventino ha voltato le spalle alla tragedia greca e s'è gustato il suo lieto fine tutto bianconero. C'era da festeggiare, non da perdersi nelle provocazioni.