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Nessun dubbio, Kingsley Coman si è staccato dalla categoria dei grandi giocatori e si è elevato in quella dei campioni. Come ha fatto? Semplice, vincendo e decidendo. L’ultima zampata finale quella del 23 agosto in finale di Champions, lo segnò lui il gol decisivo per affossare il Psg e glorificare il cammino europeo del Bayern Monaco. La doppietta e l’assist segnati l’altro ieri contro l’Atletico Madrid sono la conferma del suo momento d’oro. Un campione in mezzo ai campioni, che la Juventus scelse di vendere ai bavaresi quando campione non era, nel 2017, per 28 milioni di euro (7 di prestito biennale dal 2015 al 20117, più 21 di riscatto). Rimpianto? Sì, come per qualsiasi giocatore che una volta venduti esplodono in tutte le loro forme. Ma Henry era un’altra cosa.

COMAN UN CAMPIONE, MA HENRY… - Perché molti tifosi sui social hanno paragonato il rimpianto della sua cessione all’Arsenal nel 1999 con quella di Coman al Bayern Monaco. Il classe ’96 ha già praticamente vinto tutto: Champions League, campionati (Francia, Italia, Germania) e tutte le altre coppe nazionali presenti in un Paese. Ma Henry era un’altra cosa. Trasferitosi ai Gunners a 22 anni per 16 milioni di euro, in breve tempo diventò il simbolo di un club storico, tanto che per il 125esimo anniversario dell’Arsenal, gli fu dedicata una statua al di fuori dell’Emirates Stadium. Coman ha tutta la carriera davanti, ma emulare quella di una leggenda come Henry è affare per pochi. L’ex francese della Juve è già un campione, posto in un contesto di campioni che spiccano anche di più (su tutti Lewandowski), anche alla luce dei suoi frequenti infortuni che l’hanno fatto scalare nelle gerarchie. Infine, Coman fu prelevato dal Psg a parametro zero e la sua cessione generò un’importante plusvalenza per le casse della Vecchia Signora. Andava venduto, soprattutto poi quando l’attacco della Juventus vantava i vari Dybala, Mandzukic, Morata, Pereyra e Zaza, più pronti di un giovane come Coman.