In tanti si aspettavano questa settimana l’annuncio delle sanzioni Uefa contro i ribelli della SuperLega, invece a Nyon hanno preferito soprassedere. Chi era pronto a brindare all’esclusione quasi certa della Juventus dalla prossima edizione della Champions League – così dicevano e scrivevano i più convinti – si è ritrovato invece col bicchiere vuoto in mano. Lo champagne, o lo spumante, sono rimasti in frigo.
Probabilmente a Nyon hanno consigliato di bere una camomilla pure al presidente Aleksander Ceferin , ultimamente più interessato a farla pagare ad Agnelli piuttosto che concentrarsi sull’organizzazione dell’Europeo, dove i recenti casi di covid all’interno delle nazionali di Spagna e Svezia hanno fatto scattare l’allarme rosso. Anziché fare la voce grossa con Juve, Real e Barça per un torneo mai nato, Ceferin avrebbe dovuto alzarla nei confronti di quelle federazioni che non hanno imposto le vaccinazioni ai propri tesserati, evitando così di ritrovarsi ora, all’inizio della manifestazione continentale (già rinviata di un anno proprio causa covid) con dei contagiati ancora in giro. La bile, quando monta, spesso offusca il cervello e fa perdere il controllo delle situazioni.
Quello che sembra stia accadendo proprio a Ceferin, convinto di poter trattare i club europei come propri vassalli. Lo è un po’ meno l’apparato dirigenziale a lui sottostante, considerando la sospensiva adottata nei confronti dei golpisti dopo presentazione del ricorso – tramite tribunale commerciale di Madrid – alla Corte di Giustizia Europea. A Nyon c’è rimasto qualcuno che non è poi così certo di spuntarla in questa battaglia legale sulla SuperLega, ben sapendo che il non rispetto dell’ordinanza di un tribunale potrebbe comportare responsabilità civili e penali pesanti.
Squalificare per un paio d’anni dalla competizione calcistica più prestigiosa a livello continentale tre dei principali partecipanti a quel torneo con l’eventualità che possano venire poi riammessi dal tribunale europeo, significa per la Uefa correre un rischio gravissimo. Le cause risarcitorie nei confronti dei 3 club sarebbero infatti pesantissime, quindi meglio muoversi con circospezione e non come elefanti in una cristalleria, come sta invece facendo Ceferin, accecato dall’ira.
Il ricorso di Real, Barcellona e Juve non è contro un atto nazionale o europeo bensì sull’applicazione del diritto comunitario. Nello specifico, se sono stati violati gli articoli del trattato sul funzionamento stesso dell’Europa, ai quali deve sottostare anche la Uefa.
Gli antijuventini si mettano quindi tranquilli, perché il pronunciamento della Corte di Lussemburgo non arriverà prima di dicembre, se non addirittura alla fine della prossima stagione calcistica. A meno che il ricorso non venga respinto, e questo potrebbe avvenire a breve, ma la cautela adottata a Nyon fa pensare ci sia molta più paura che il contenzioso venga preso seriamente in esame e che la Uefa possa anche perderlo.
L’unico rimasto sulle proprie posizioni da bullo è Ceferin: “La giustizia è lenta, ma arriva sempre” però potrebbe valere anche al contrario, zar Aleksander. “I tre club sono come bambini che marinano la scuole, e si imbucano alle feste alle quali non sono invitati chiamando la polizia” ha aggiunto. Metafora più sbagliata non poteva utilizzare, poiché finora l’unico ad aver interpretato alla lettera la parte del poliziotto è stato proprio lui. Un suo ex predecessore, Michel Platini (assolto dalle accuse addebitategli, lo ricordo agli smemorati) gli ha ricordato: “La Juve resta, Ceferin passa”. “No comment” ha replicato lo zar di Nyon, ma non poteva fare altro: sa che è così.