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Cari gobbi, state commettendo un errore: sul rinvio di Inter-Sassuolo ve la state prendendo col bersaglio sbagliato. Capisco l’avversione naturale verso l’Inter, ma stavolta non c’entra nulla. Il rinvio non l’hanno chiesto Zhang, Marotta (tra l’altro pure lui covidizzato) o Conte, ma la solita Asl di turno. Tra l’altro, vi ricordo che l’Inter disputò il derby d’andata, poi perso, con 6 contagiati in squadra, attenendosi al protocollo. Certo, stavolta senza De Vrij, Handanovic e D’Ambrosio (Vecino manco lo conto, perché ormai gioca solo le partitelle in famiglia) il rinvio può tornarle comodo, ma un’esplicita richiesta nerazzurra alla Lega per lo spostamento della partita col Sassuolo non risulta agli atti. Dovreste invece dirigere le vostre invettive altrove, direzione Capitale, per l’esattezza sede della FIGC. 

Sempre lei, la cara Federazione, rimasta sostanzialmente quella del 2006, con un presidente buonista tanto idolatrato e difeso da parecchia stampa, il quale lo scorso 22 dicembre 2020 scelse, deliberatamente, di non mandare i propri legali davanti al Collegio di Garanzia del Coni per difendere il protocollo anti covid, quello da lui tanto voluto per consentire al calcio di disputare i campionati anche durante la pandemia, evitando il tracollo del sistema. Un protocollo redatto in stretta collaborazione col Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, che sovrintende a tutte le Asl del territorio. Protocollo richiesto e approvato all’unanimità dai club, salvo appellarsi poi alle aziende sanitarie locali per poterlo aggirare. Come appunto avrebbe fatto il 4 ottobre scorso il Napoli per evitare di salire a Torino e giocare contro la Juventus, causa 2 contagiati in squadra. Secondo i giudici federali – Mastrandrea in primo grado, Sandulli in appello – ci fu del dolo nell’operato della società partenopea, tesi però rigettata dal Collegio del Coni che con la propria sentenza depotenziò l’intero protocollo, restituendo di fatto la primazìa sanitaria alle Asl.

Finora il presidente federale Gravina si è limitato a motivare quell’assenza davanti al tribunale del Coni con la terzietà della Figc , ma la sua pilatesca autodifesa regge davvero poco: la Federazione non avrebbe dovuto schierarsi con nessuna delle due società (Juve e Napoli) ma difendere esclusivamente il protocollo, e con esso la regolarità del campionato, evitando un pericoloso precedente. Come di fatto si è verificato. Il rinvio di Inter-Sassuolo, così come in precedenza quello di Torino–Sassuolo e Lazio-Torino, sono tutti figli della sciagurata decisione federale di non presentarsi davanti al Coni per difendere l’operato della propria giustizia sportiva, minandone la credibilità, e soprattutto tutelare il protocollo, diventato ora carta riciclabile.

Cari juventini, dovete quindi prendervela con Gravina, e poi con Frattini e Malagò, con la Federazione in primis e il Coni in secundis. Il campionato l’hanno falsato loro, con una sciocca guerra intestina e la sospetta deferenza nei confronti di De Laurentis. Con Gravina che si ostina a non spiegare perché non difese il lavoro dei propri giudici e Malagò che fa spallucce e pensa solo alle Olimpiadi. Proprio contro la squadra di Conte, la Juventus si presentò a San Siro priva di ben tre titolari (De Ligt, Alex Sandro, Cuadrado) tutti contagiati dal Covid, e nessuna Asl torinese impedì alla squadra di recarsi a Milano, così come dalla Continassa non partì alcuna telefonata alla Asl per chiedere l’autorizzazione a partire. Eppure avrebbe sicuramente fatto comodo al club bianconero rinviare quel Derby d’Italia, poi perso (meritatamente) sul campo. Cosa sarebbe accaduto se la Juventus non si fosse presentata al Meazza, ve lo immaginate?

Penso poi al Parma, al Genoa e a tutte quelle squadre che hanno regolarmente disputato le loro partite, perdendole pure, vuoi anche per le defezioni forzate di 6, 7 anche 8 loro giocatori contagiati. Poveri fessi, o dei poveri ingenui? 
Chiedetelo a Gravina, ammesso che vi risponda.