Perché il ragazzo ha confermato, una volta di più, che quando sono bravi anche gli under 23 possono trovare spazio in prima squadra e gli si può dare fiducia. Con l’arrivo di Paredes, ora Miretti scalerà in gerarchia, ma resterà comunque uno tra i primi cambi possibili in caso di necessità ed una valida alternativa nelle indispensabili rotazioni durante la stagione. Lui come Fagioli, rimasto alla Juve dopo i prestiti di Arthur e Zakaria.
Quanto al gioco, bhè, non scopriamo l’acqua calda: la Juve giocava così la scorsa stagione, rigioca allo stesso modo pure in quella corrente. Ma non è tanto la qualità della prestazione con lo Spezia a stupire, quanto la bassa produzione di occasioni da parte della squadra: 3 in tutta la partita. Una pure su punizione, quella realizzata da Vlahovic. Troppo poche. Anche con la Roma, nonostante il predominio bianconero per 70 minuti di partita, il numero era stato pressoché identico.
Producendo così poco in attacco, il rischio di non vincere, o di far segnare gli avversari, è sempre altissimo. Con la Spezia non è successo, ma anche perché la qualità tecnica degli attaccanti spezzini – non me ne abbiano a La Spezia – è inferiore, per esempio, a quella di Abraham e Dybala, che al primo calcio d’angolo sono riusciti ad andare in gol in casa di Madama.
C’è un tema, però, che pure stavolta non è stato affrontato, e penso volutamente. Dalla critica juventina, in quanto la partita con lo Spezia è stata vinta, e da quella neutrale, completamente disinteressata. L’argomento in questione è il VAR e il modo (pessimo) in cui è stato utilizzato pure in quest’ultima gara. Per la precisione, nel finale della prima frazione di gioco, quando in area spezzina è stato atterrato Cuadrado.
Si, atterrato, anche se per i moviolisti di alcune testate sportive, è stato il colombiano ad andare a sbattere contro Hristov, come gatto Silvestro nei cartoni della Looney Tunes. Questo perché ormai è passato il concetto che “Cuadrado si butta”, e allora non è mai rigore. Soprattutto da dopo il famoso penalty concesso ai bianconeri in un Juve-Inter del 2020, per un contatto (netto) appunto tra Cuadrado e Perisic, dopo il quale si innescò sui media un parapiglia no-stop fino ad indurre l’arbitro Calvarese ad ammettere l’errore (che non c’era). Da allora – forse anche da molto prima - se Cuadrado cade in area avversaria è simulazione, o comunque non è fallo.
Gli arbitri, in questo senso, sono delle spugne: fingono di fregarsene delle polemicucce da bar, ma quando vanno in campo se ne ricordano eccome, e si comportano come ha fatto Colombo a Torino. Cioè, non dando il rigore. Che sarebbe stato ineccepibile, talmente l’entrata del bulgaro su Cuadrado lanciato a rete è stata netta, prima su un piede e poi sull’altro dell’ala juventina. Ma ciò che appare chiaro a noi, non lo è per i direttori di gara. Loro ragionano ormai su cosa sia più conveniente fare in campo per evitare le polemiche del giorno dopo.
E il Var in tutto questo? Silenzio totale. “A termini di protocollo, non poteva intervenire”, e l’episodio è stato archiviato. Però in altre gare della giornata è intervenuto eccome, anche se l’arbitro aveva deciso in modo differente. Inutile chiedere spiegazioni sull’applicazione del protocollo, tanto ogni volta trovano sempre un modo per dirti il contrario di quanto dichiarato la volta precedente. Com’è capitato per i tanti episodi di Juve-Roma. Una presa in giro costante e reiterata, quasi settimanale, pur di non ammettere errori evidenti, o motivare la disomogeneità di valutazione tra una partita e l’altra.
Se poi arrivi alla conclusione che il Var lo hanno introdotto soprattutto per penalizzare la Juve, ti guardano male e ti dicono che sei in malafede. Poi, però, leggiamo le statistiche da quando hanno introdotto in Serie A il Var e vediamo questo: interventi a favore della Juventus 23, contro 41. Un caso?