Un sollecito conseguente la precedente decisione del Tribunale, datata 15 novembre, di assegnare priorità – causa intasamento delle cause giudiziarie - alle udienze preliminari con imputati sottoposti a misure cautelari. Richiesta immediatamente impugnata dalla Procura, secondo la quale esistono invece categorie di processi “di maggiore urgenza”. Da qui la retromarcia del Tribunale e la pubblicazione di un nuovo decreto che ha ridato precedenza a casi riguardanti, per esempio, società presenti nel listino di Borsa.
Gli avvocati piemontesi hanno capito che questo provvedimento rinviava sine die tutti gli altri processi e, attraverso la Camera penale, hanno chiesto a loro volta la revoca del provvedimento. Che quasi certamente non ci sarà. Perché alcuni magistrati subalpini sembrano fremere dalla voglia di mandare alla sbarra Andrea Agnelli e la Juve il prima possibile, approfittando della grande grancassa mediatica venutasi a creare negli ultimi mesi attorno all’inchiesta Prisma. Quindi, come si dice, bisogna battere il ferro finché è caldo. E in questo caso l’incudine è bollente.
In un Tribunale ingolfato da cause giudiziarie di ogni tipo, la decisione di anteporre quelle riguardanti aziende quotate è quantomeno sospetta, essendoci di mezzo proprio la Juventus. Soprattutto quando c’è una piazza che, sollecitata a dovere da giornali e tv, spinge affinché il reo venga processato (e, ovviamente, condannato) quanto prima.
Lo segnaliamo da tempo: il clima è identico a quello di Calciopoli. Assecondato pure da una Procura ansiosa di aprire il dibattimento nel minor tempo possibile, probabilmente anche incattivita dal recente no del Gip alle misure cautelari per gli indagati e lo stop al pignoramento forzato di 430 milioni alla società. Lo dimostra proprio quest’ultima richiesta presentata alla presidenza del Tribunale di rivedere l’organizzazione generale dei processi, chiedendo – seppur non esplicitamente – la totale precedenza per l’inchiesta Prisma.
Un’ostilità palese, percepita da tempo all’interno della Continassa, e che ha indotto la Juve a chiedere il trasferimento di sede giudiziale altrove, Milano o Roma, considerando che la Consob ha sedi e server in quelle due città. L’accanimento appare evidente, la fuga da Torino quasi necessaria.