I 5 babbà di Fuorigrotta hanno sancito che non è così: Allegri non ha aggiustato un bel nulla, la sua Juventus è quella poca cosa vista già in autunno. Con troppi interpreti mediocri che non reggono il confronto appena incrociano un avversario di spessore e ai quali, dopo 4 mesi (gli abboniamo quello del mondiale), l’allenatore non è stato in grado di dare un gioco. Si è concentrato su quella che dovrebbe essere la specialità della casa, la fase difensiva, ma il “buffo” Spalletti gli ha mandato per aria pure quella, dimostrando in una notte soltanto quanto sia fragile quella Grande Muraglia se la Juve viene attaccata come si deve.
E infatti il confronto col suo Napoli è stato impari. Tra questa Juventus e questo Napoli ci sono 10 punti di differenza – forse addirittura di più,lo vedremo nel proseguo del campionato – e 4 gol di scarto (e gli azzurri qualcuno se lo sono pure mangiato, altrimenti sarebbero stati di più).
L’allegrata non c’è stata, perché il primo ad essere finito nel pallone è stato proprio Allegri. Che questa partita l’ha preparata, pensata e gestita male. Preparata male perché i giocatori hanno palesato di nuovo quei limiti caratteriali già manifestati nella prima parte di stagione: appena vanno sotto, perdono sicurezze e tendono a sbracare. Un film già visto.
Allegri non ha lavorato a dovere sulla testa di molti singoli, e alla prima vera difficoltà si sono ripalesate ansie e tenuta mentale precaria. Pensata altrettanto male perché ha voluto fare lo sbruffone e mettere subito dentro tutti i migliori, compreso Chiesa, il quale ha clamorosamente appalesato il suo ritardo di condizione. Era un'arma che Allegri avrebbe dovuto giocarsi a gara in corsa, come fatto altre volte, perché per ora Federico può dare il massimo solo nell’ultima mezzora. Così come avrebbe dovuto partire con Kean, per poi inserire Milik o Di Maria, considerato quanto poco serviti siano stati il polacco e il Fideo già nella prima parte di partita.
Max ha voluto bluffare, provando a spaventare Spalletti, ma il bluff non gli è riuscito e gli si è pure ritorto contro. E poi ha gestito malissimo la gara in corso, cambiando moduli e scambiando posizioni a gogò, aumentando così la confusione in campo e nella testa dei giocatori. I quali avranno pure palesato il loro scarso carattere e una condizione precaria (“eravamo scarichi” ha dichiarato Max a fine gara), ma chi li allena e li prepara per le singole partite è proprio Allegri. Davvero vogliamo far passare il concetto che al Maradona la Juventus è stata demolita solo per la mollezza e la mancanza di reazione dei giocatori?
In questa pesantissima sconfitta tutti c’hanno messo del proprio, i singoli in campo ma anche chi li dirige dalla panchina. L’ultima partita di Agnelli come presidente è coincisa così con la peggiore sconfitta juventina dell’ultimo trentennio, quasi a sancire la fine di un’era vincente con un’altra zeppa di errori. Non ultimo, probabilmente, quello di aver rivoluto a tutti i costi Allegri alla Juve.