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Federico Chiesa, in diretta sul canale Twitch della Juventus, parla così della risalita, raccontata anche da 'Back on Track', docufilm disponibile su Amazon Prime Video.

SALUTO ALLA CHAT - "Non posso vederla, la chat. Ma saluto tutti. Mi fa piacere essere qui questo pomeriggio per parlare con voi, dell'uscita mondiale di Back on Track". 

LA SFIDA - "Ho parlato con la Juventus poco dopo l'operazione. All'inizio avevano in mente di fare delle piccole puntate su Youtube. All'inizio è partita un po' come una cosa piccola di quella che poi alla fine si è verificato con l'uscita su Amazon. Appena me l'hanno chiesto ho detto di sì, mi ha fatto piacere della richiesta, del fatto che volessero far vedere alle persone l'aspetto riabilitativo, quanto fosse duro, le difficoltà. Nel corso dei mesi è evoluto il progetto. Stava diventando interessante e mi hanno chiesto di includere la mia parte privata, la fidanzata, i genitori, la famiglia. Comunque tutt'ora, in quei momenti, hanno fatto la differenza per aiutarmi a uscire da un momento difficile. Volevano anche far vedere questo, le emozioni e gli ostacoli superati insieme. E anche far vedere ciò che provava la gente nello starmi vicino, nell'affrontare questa situazione con me. Mamma e papà sempre stati abituati a vedermi in campo, non con le stampelle, in un percorso riabilitativo così lungo. Purtroppo mamma e papà ci erano già passati. Papà si è rotto il tendine rotuleo a destra e sinistra. Appena mi sono fatto male sono stati i primi a darmi forza, a provare a tirarmi su. Riprendo una frase di mia mamma: cosa ti volevi aspettare? Nel calcio capita, è contatto, può succedere. C'è da riprendersi e ripartire".

RIVISTO - "Sì, io l'ho vissuto in prima persona, ma ovvio che il prodotto finale l'ho visto due volte. La prima con la mia fidanzata, e ci ha fatto molto ridere rivederci insieme sul grande schermo. Poi con la mia famiglia".

NON SEI ARRABBIATO - "Quel passaggio lì? Parto dal fatto che sicuramente nell'arco della mia carriera ho avuto... ho subito interventi più brutti. Interventi dove magari ero slanciato, in corsa, ad alte velocità. Venivo buttato a terra. Si corre più il rischio. Nel caso lì, dove mi sono fatto male, riguardando l'intervento non è stato bellissimo, ma davvero: Smalling penso che avesse l'obiettivo di andare sulla palla. Dal filmato, che ho rivisto tante volte, è andato sul pallone e non l'ha fatto con cattiveria. Come diceva mia mamma: sport di contatto, queste cose succedono. Solo dopo ho capito quanto fosse... non facile, ma rompersi un crociato... Ho visto Bentancur, a cui ho fatto l'in bocca al lupo, di cui ho rivisto l'infortunio: da solo! E' bastato pochissimo, è andato in contrasto, capita mille volte e quella volta per una frazione di secondo dove magari appoggi male il piede o hai il carico sbagliato, devi stare 6-7 mesi fermo. Ma durante una partita ci sono così tanti contrasti. A volte pensi di esserti spaccato tutto, poi quando calci e ti tocca dietro, mi sono rotto il crociato. Ho subito falli peggiori".

A MILLE - "Quel pensiero ce l'ho avuto veramente i primi allenamenti con la squadra. Lì veramente pensavo e continuavo a pensare a quando mi sono infortunato, al 9 gennaio. Quando mi sono allenato con continuità e a fare l'esordio, lì il pensiero è sparito. Ma era un pensiero fisso, mi sono ricordato durante i possessi palla e avevo un po' di flashback. Ma è normale. L'idea del documentario era far vedere il percorso a livello fisico e mentale. Posso dire di essere stato fortunato, nella mia sfortuna, a essermi fatto male alla Juventus. Sono in uno dei club più importanti. Che ha a disposizione le migliori strutture a livello sanitario c'è gente che sa cosa fare in queste strutture, a livello mentale e a livello fisico. Diciamo che in quell'aspetto sono stato fortunato. Sono alla Juve, un top club, tutto ad altissimo livello. Gli altri fanno dieci volte di più la fatica che facciamo noi. Se mettiamo a livello d'infortunio, ci sono infortuni peggiori: il crociato ci si mette 6 mesi. Anche lì ho avuto problemi durante la riabilitazione. In quei momenti ho avuto la fortuna di essere in un ambiente dove la situazione poteva risolversi. Penso a ragazzi in questo percorso, hanno un intoppo e si gonfia il ginocchio... lì fai fatica. Tantissimo rispetto in giocatori che giocano con squadre meno blasonate e rientrano. Sono fortunato, ma questo si vede nel documentario. Tutte le persone che hanno a disposizione, dal dottore al fisioterapista, alla fine è stata una riabilitazione fatta insieme, collettiva, quando invece anche primavera o allievi, che non hanno tutto questo supporto, hanno tutto il mio rispetto. Ci vuole il triplo della forza emotiva, fisica, per raggiungere l'obiettivo".

RIPRENDERE A CAMMINARE - "Sì, ho sentito l'affetto. Mi aiuta tutt'ora, sento molto la vicinanza e il supporto dei tifosi della Juventus. Questo mi fa solo piacere. Penso che l'affetto me lo sia guadagnato dalle prestazioni e da ciò che do per la maglia. La gente alla fine lo vede, mi rende felice. Soprattutto in quei momenti mi ha reso ancor di più felice. Ogni passo è stato fatto insieme a tutti i supporters. A chi mi vuole bene. Un traguardo per tutti". 

SUPPORTO - "Chiellini ci è passato, anche Bonucci mi è stato vicino. Ai tempi De Ligt, Dusan quando è arrivato. Giorgio mi diceva: ogni riabilitazione è diversa. Giorgio non ha avuto problemi, un po' all'inizio... Io all'inizio non ho avuto problemi ma ci ho messo tanto per tornare. Non puoi farci niente. Ogni percorso è diverso per il giocatore che lo sta facendo. Anche un crociato... il percorso è diverso. Chiellini mi diceva di aver dolore a flettere, non riusciva a farlo. A me è una cosa che nelle prime tre settimane ho raggiunto senza grandi problemi ci sono riuscito. Ovvio che a livello emotivo si accomunano tutte le riabilitazioni. Da un piccolo infortunio come uno stiramento a un crociato, per un giocatore vedere gli altri non è facile. Anche Giorgio mi diceva che nel suo infortunio ha preso di positivo quello che ha passato tanto tempo con la famiglia, giocando ogni 3 giorni non poteva farlo. Passava tempo con le figlie. E l'ho fatto anch'io: come consiglio, sono stato con la mia fidanzata, con la mia famiglia, cosa che per le tante partite non si può fare. Mi ha dato forza".

LUCIA - "Sì, sì è sempre con me. E' lì sul divano che sta ridendo". 

IDOLO - "Da bambino il mio idolo è sempre stato Kaka. Per me il giocatore che mi piace di più è Mbappé. Scambio maglia? Sì, è stato bello. L'ho incorniciata, è fortissimo, un fuoriclasse assoluto. Disarmante, davvero. E' fortissimo. Lui è più veloce, ha una facilità di allungo, ma non normale, proprio con la palla, una rapidità di piedi che vedi in pochi giocatori. Fuoriclasse assoluto. A livello realizzativo pure, uno che fa tripletta in finale mondiale a 23 anni... Se non è un fuoriclasse lui?!".

LA SETTE - "No, volevo cambiare numero, volevo uno importante, per me lo sono dall'1 all'11 per chiarire. Il 7 era libero. Me l'ha lasciato Dusan, che voleva il 9. Bellissimo numero e diciamo che, a livello di storia recente, l'ha indossato uno che fa parte dei 5 più forti della storia del calcio. Un onore ancora di più. Non solo il 7 dalla Juventus da raccontare ai nipotini, ma il 7 che ha vestito Cristiano Ronaldo. Pallone d'oro? Grazie mille, ma pensiamo a raggiungere, a provare a vincere qualcosa quest'anno, sarebbe bello portare a casa un trofeo soprattutto per quello che è successo". 

GOL PREFERITO - "Mi piace quello segnato contro l'Atalanta, a novembre 2020, in casa. Ho calciato da fuori area, oltre il portiere. E' stato bello. Ma anche quello contro il Porto, il secondo, il colpo di testa. Non segno spesso di testa, e segnare di testa in Champions, in quella partita, è stato incredibile. Questi due sicuramente, ma scelgo quello con l'Atalanta, piace di più. Segnare da fuori è sempre bello". 

COME DECIDI I GOL - "Quando sei in campo devi prendere decisioni veloci, devi allenarti e alleno entrambi i piedi quando sono in allenamento. Di solito faccio sempre esercizi con destro e sinistro, provando a segnare anche di testa. Quando sei in campo, poi, devi prendere decisioni veloci e pensi: il difensore mi permette il destro, allora vado col destro, altrimenti cerco il sinistro. Devi prendere decisioni veloci. Mi piace dire che bisogna allenare queste skills, dopo allenamento resto spesso con Vlahovic e ci sfidiamo. Due, tre giorni fa ho vinto una piccola competizione con lui! La prossima volta so che si prenderà la sua rivincita".

LA PARTITA PIU' IMPORTANTE - "Mi è rimasta più impressa, a livello emotivo, credo contro il Porto agli ottavi di finale di Champions con la Juve. Meritavamo di passare. Abbiamo fatto di tutto per passare e non ci siamo riusciti e potevamo dire la nostra. Eravamo a tanto così dal passare. Sforzo incredibile. Quindi mi è dispiaciuto, poi in Champions che è veramente difficile, visto anche quest'anno, mi ha deluso tanto e mi è rimasta impressa. A livello positivo è stato bello vincere la finale di Coppa Italia segnando un gol, momento brutto quello lì e momento bello la finale".