
Chiesa, la prima non è un flop. Ma il rosso gli servirà da lezione per il futuro
EMOZIONI - Gioia e dolore. E incertezza, e stupore, e stomaco inevitabilmente in subbuglio. Le montagne russe sono la metafora perfetta, non solo della sua partita ma di tutta la squadra. Su e giù per la fascia, poi il dramma e il rush emozionale che si è assestato sulla delusione. In sessanta minuti, Chiesa ha vagliato tutte le trepidazioni e compreso la vera lezione di fondo: con il karma fiorentino non scherzerà più, né lo farà con i sentimenti. Forti, quelli percepiti dopo l'assist vincente per Morata; devastanti, quelli che hanno fatto seguito alla realizzazione. Il rosso sventolato da Fourneau sarà la polaroid dei suoi prossimi incubi, ma la fiducia di Pirlo resta e servirà da benzina per affrontare, stavolta passo dopo passo, una nuova pagina della sua carriera. Un nuovo passo della sua vita.
MEGLIO COSI' - Non sarebbe stato facile per nessuno, figurarsi per un ragazzo di 23 anni che porta in dote settimane di critiche, insulti, rinnegamenti popolari. Lo sarà ancor di meno a partire da oggi, quando parole, giornali e social avranno in mente soltanto quanto accaduto al minuto sessanta. Per certi versi, meglio così: bruciarsi al primo giorno equivale ad apprendere immediatamente una lezione inevitabile, che arriva per tutti come la tassa al ventitré del mese. Meglio così perché si può solo migliorare e perché c'è un assist pazzesco a smacchiare parzialmente quell'intervento. Meglio così perché così si cresce, perché lo si fa meglio nel dolore. Un anno e mezzo per piangere alla prima e non di gioia: ci sarà una stagione lunghissima per riscuotere dal destino.
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