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Chiesa non finisce mai di stupire, e non solo per quello che combina in campo: azioni dirompenti, spesso cattive; scatti che annichiliscono; ricerca continua di gol e giocate decisive a destra come a sinistra. Questo, di lui, ormai lo conosciamo e abbiamo imparato a apprezzarlo nella Juve, là dove è arrivato e si è subito conquistato il palcoscenico. E’ raro vedere un ragazzo, anche se dotato sul piano tecnico e fisico, giungere in bianconero da un club non di primissimo piano e diventare subito un punto di riferimento, incisivo in campionato, in Champions, ovunque. Lui lo ha fatto, caso quasi unico.

No, sotto questo punto di vista la partita contro il Galles non ci ha mostrato novità: Chiesa è partito a sinistra, benino; è passato a destra, bene. E’ stato nominato uomo del match, ha rubato l’occhio, non ha sofferto l’impatto con una grande competizione. Tutto normale, per lui. A sorprenderci, ancora una volta, è stata la sua maturità, che si è manifestata durante e dopo la partita.

Chiesa poteva sbagliare l’incontro perché voleva strafare, dimostrando a Mancini che le gerarchie del ct - nelle quali viene dopo Berardi - sono sbagliate. Ma non ha sbagliato l’incontro, anzi si è amministrato alla perfezione. E poteva anche avere un atteggiamento diverso alla fine della partita, magari facendo capire che lui è contento di essere agli Europei, ci mancherebbe, però un po’ gli girano le scatole perché non è titolare. Non lo ha fatto. Anzi ha parlato quasi come un vecchio navigato: uno per tutti, tutti per uno e avanti Italia. Del resto per essere un campione occorrono i piedi, le gambe e la testa. E lui un campione lo è.

@steagresti