L'EX PUPILLO - A quel punto si è resa più che legittima una riflessione sulle scelte di formazione di mister Sarri: non è stato un azzardo schierare Chiellini titolare quando evidentemente non era tornato in uno stato di forma sufficiente? Una domanda a cui lo stesso allenatore ha risposto nel postpartita ("Era presto per buttarlo dentro") e che a cascata ne implica un'altra: possibile che Rugani desse talmente poco affidamento - lui che peraltro fu lanciato proprio da Sarri a Empoli - da costringere il tecnico toscano a rischiare in questo modo? La parabola discendente di Rugani, che da giovane ispirava persino paragoni con una leggenda come Scirea per il suo stile difensivo, ha forse toccato ieri sera a Reggio Emilia uno dei suoi punti più emblematici. Anche perché nel tempo in cui ha giocato non ha ancora convinto, palesando una pericolosa indecisione nei tempi di uscita dalla linea difensiva.
CHE FARE? - Alla fine del paragrafo precedente abbiamo scritto "da giovane". Sì, perché ora tanto giovane non lo è più: a fine mese compirà 26 anni e l'impressione è quella di un'eterna promessa mai mantenuta. Il suo contratto scade nel 2023 e una sua cessione libererebbe il monte ingaggi bianconero da uno stipendio che, in base agli accordi del rinnovo dell'anno scorso, aumenta di stagione in stagione. Le qualità il ragazzo ce le ha, ma per esprimerle con sicurezza ha evidentemente bisogno di un minutaggio che la Juventus ad oggi non può garantirgli. Del resto, lo stesso Sarri, motivando ieri la titolarità di Chiellini, ha detto: "Non avevamo disponibilità di giocatori e uno di personalità ci faceva comodo". E la scelta non è ricaduta sul suo (ormai ex?) pupillo.