LA - “A prescindere da quello che è il mio ruolo, sto facendo una sorta di Internship qui a Los Angeles, cercando di dare una mano dal punto di vista della direzione sportiva e provando a dare la mia opinione quando richiesta, aiutando il club anche con i contatti creati nel tempo. Oltre a questo, sto facendo una crescita personale dal punto di vista dell’ambito commerciale, facendo una serie di incontri con il resto della società. Qui ho trovato grande organizzazione, in tutti i reparti, e tanta disponibilità a farmi crescere in questa mia “seconda vita”.
DAL CAMPO ALLA DIRIGENZA - “È sempre difficile, ma quanto lo decidi tu è più semplice. Io ho maturato questa decisione nel tempo, il club mi aveva dato disponibilità per giocare ancora ma sentivo che era il momento giusto per cominciare a fare qualcosa di nuovo. Poi volevo finire a un livello consono, godendomi fino alla fine gli ultimi momenti in campo.
Capisco che è uno shock importante, perché abbiamo fatto questo per tutta la nostra vita e non è facile lasciare da un giorno all’altro. Tuttavia, se prepari questo momento è più semplice. Io adesso ho tanta voglia di imparare nuove cose e per ora la mancanza non la sento ancora, la curiosità di conoscere questo mondo da un altro lato è maggiore".
MLS - “C’è stata una crescita palese dell’MLS. Messi è stato un caso un po’ a parte, un acceleratore incredibile in tal senso. Se si paragona questo momento storico a quello di qualche anno fa si nota una certa differenza e la cosa bella di questo campionato è la solidità dei club. Il percorso che si sta facendo è importante, con molti stadi nuovi, c’è tanto entusiasmo da parte di tutti, c’è grande afflusso allo stadio, la partita si vive in maniera corretta. La cultura dello sport americano è un po’ diversa e anche le regole del campionato con la regular season e i playoff aiutano a gestire meglio il tutto. È un vero e proprio show, non esistono solo i 90’, ma è uno spettacolo che offre molto di più del singolo gol e della partita”.
NEGLI USA - “Io mi sono innamorato di Los Angeles. Qui c’è una cultura incredibile dal punto di vista sportivo. Il basket, il baseball, il football… c’è competizione in tutto e questa è una città che richiede di vincere. Io sono arrivato e abbiamo vinto il primo anno, nel secondo abbiamo perso le finali ma il Giorgio calciatore ha chiuso un bilancio molto positivo.
Dal punto di vista personale ho avuto l’opportunità di conoscere una cultura diversa e questo è molto importante. Anche a livello familiare mi trovo benissimo, ho imparato bene la lingua, ho due bambine di 9 e 5 anni che hanno imparato l’inglese e si sono confrontate con una nuova cultura. Io e mia moglie abbiamo fatto nuove amicizie che rimarranno per tutta la vita. Kobe Bryant? Qui è un totem, purtroppo lo è ancora di più dopo la sua morte".
MONDIALI - “I Mondiali effettivamente non sono così lontani: nel 2024 ci sarà la Copa America qui, nel 2025 il Mundial de Clubes FIFA, nel 2026 la Coppa del Mondo FIFA e nel 2028 le Olimpiadi. È una città che è davvero in fermento per lo sport e per il calcio in particolare. Si comincia a giocare a calcio nelle scuole, c’è tanto entusiasmo intorno a questo mondo e si percepisce tanto hype. I latini iniziano a vivere il calcio, maschile e femminile. Tutto questo movimento è in crescita netta ed è molto piacevole”.
ELIMINAZIONI MONDIALI - “Il fatto di non partecipare a due Mondiali consecutivi ha lasciato sicuramente qualcosa. Se pensiamo “soltanto” alle emozioni dei bambini… Io mi ricordo di quando guardavo la Coppa del Mondo da piccolo e questa è sicuramente una mancanza nella vita di tanti ragazzi. Personalmente mi ha fatto più male la prima, perché è stata veramente inaspettata e non avrei mai pensato di dover vivere un momento come quello. La seconda volta è stata mitigata dal fatto di aver già vissuto un’eliminazione simile e soprattutto dalla vittoria agli Europei pochi mesi prima. Ovvio che non puoi compensare le due cose ma le emozioni vissute in quella competizione sono state davvero forti.
Se mi avessero detto arrivi secondo o terzo agli Europei e vai al Mondiale, oppure vinci gli Europei e non vai alla Coppa del Mondo, credo che non solo io ma in molti avrebbero scelto di vincere una competizione come quella che abbiamo vinto. Vero che è difficile da scegliere ma dico questo per far capire quanto quella emozione così forte e incancellabile abbia mitigato la delusione per non essere andati in Qatar. Ora mi auguro che la squadra possa fare davvero un bell’Europeo in Germania. Un gruppo giovane che sta trovando la sua identità, non saremo i favoriti ma potremo far bene, nonostante un girone molto difficile. Le possibilità ci sono, dipende da tanti fattori. Io spero e penso che l’Italia possa fare bella figura nel girone e poi giocarsi le proprie possibilità nella fase ad eliminazione diretta”.
EUROPEO - “È stato un mese davvero emozionante e intenso, dai primi giorni in Sardegna. Noi siamo stati 40/45 giorni chiusi, perché era un periodo post-Covid. Un mese impegnativo che però non ci è pesato perché si era creato un ambiente molto bello e positivo. Tornare alle 6 del mattino, ritardi degli aerei, ci è capitato di tutto ma abbiamo vissuto ogni momento con il sorriso. Ovviamente i risultati ci hanno aiutato ma stavamo bene insieme, eravamo una grande famiglia che condivideva tutto insieme, non potendo nemmeno uscire. Le grigliate post-partita, un paio di bicchierini di vino, sono stati i momenti migliori vissuti insieme, guardando le altre partite e aspettando gli avversari successivi. Poi un altro momento indimenticabile è stato quando sono tornato a casa dalla mia famiglia dopo la vittoria, mia figlia che piangeva, i miei parenti... Tutto questo va oltre quello che poi è successo sul campo”.
ITALIA - “Il gruppo l’ho visto bene. Ho avuto poco tempo da passare con la squadra, ho trascorso del tempo con i miei ex compagni e con lo staff, persone con cui ho condiviso più di 20 anni di vita. Non li vedevo dal mio addio alla nazionale di Londra contro l’Argentina. Ho fatto una chiacchierata con Spalletti, salutato i ragazzi… Sono fiducioso in tal senso, non poteva esserci soluzione migliore dell’attuale CT. Si vede quanto ha a cuore la nazionale, mi fido di lui e sono sicuro che troverà la migliore soluzione. Ovviamente da qui agli Europei può cambiare ancora tanto, si tende a fare delle previsioni ma possono cambiare tante cose dovute alla forma dei calciatori e agli infortuni. Sarà interessante vedere la prima manifestazione internazionale da tifoso”.
CHIESA - “Federico Chiesa può essere l’arma in più di questa squadra, così come lo è della Juventus. Può fare la differenza, in ogni partita riesce a creare sempre occasioni importanti. Non credo sia giusto dargli la responsabilità di dover trascinare la nazionale che ha un architetto importante e un gruppo con giocatori esperti. Fede sicuramente è quel giocatore che può farti fare il salto di qualità. Donnarumma è una garanzia, Bastoni sta crescendo tantissimo, così come Barella. Tanti giocatori stanno passando dalla gioventù alla maturità con un bagaglio internazionale molto importante. L’unico augurio, comunque, è quello di avere tutti i giocatori a disposizione”.
MONDIALE PER CLUB - “Un torneo sicuramente molto interessante che dovrà farsi conoscere a tutte le persone nella prima edizione: giocatori, allenatori, club e tifosi. Avere l’opportunità di giocare con il proprio club una competizione così è una cosa che mi avrebbe fatto piacere provare. Sono contento che ci sia la Juventus, così come sono felice per l’Inter. Avrei sperato di vedere anche più italiane ovviamente. Quando ti confronti con i migliori, campionati diversi, modi di giocare diversi, è un arricchimento da ogni punto di vista per ogni giocatore”.
CON LA JUVE - “Il momento più bello con la Juventus è stato sicuramente l’ultima partita giocata in casa, oltre ovviamente alle tante vittorie. Quel giorno è arrivato a compimento della mia carriera, me lo sono proprio goduto. Bambini, famiglia, è stata veramente una giornata indimenticabile. Rimpianti sui risultati non ne ho, ma avrei voluto giocare a tutti i costi la finale di Champions League di Berlino nel 2015. L’avremmo persa lo stesso, ma avrei voluto perderla in campo. Non avevo subito nessun infortunio in quella stagione e l’unico capitò prima di quella finale. Non giocare proprio l’ultima gara dopo tutto quello che abbiamo fatto prima è stato un peccato”.
FUTURO IN ITALIA - “Tornare in Italia? Quando e in che modo, non lo so. La vita è lunga. Io ho appena terminato la mia carriera da calciatore. Sicuramente il calcio italiano e la Juventus faranno sempre parte della mia vita. Sono stato con la Juve quando è stata qui a Los Angeles, stessa cosa con la nazionale qualche giorno fa. Chiaro che non puoi cancellare 20 anni di vita in un niente. Questo non significa che bisogna lavorarci obbligatoriamente e si vedrà col tempo. Rimarrò sempre legato alle maglie che ho indossato”.
I PIU' FORTI - "Giocatori più forti con cui ho giocato sicuramente Buffon e Ronaldo. Buffon è il miglior portiere della storia del calcio, Cristiano scegli tu se è tra i due, tre, quattro o cinque più forti della storia di questo sport (ride ndr.). Sicuramente è nell’olimpo del calcio. Quelli più forti affrontati sono Messi e Cristiano Ronaldo stesso. Qui in tanti mi chiedono “meglio Messi o Cristiano Ronaldo”, un po’ come si fa con Lebron James e Michael Jordan. Io non la vedo una sfida, entrambi sono in cima. Ovviamente per affetto sono più legato a Cristiano, avendo giocato con lui, ma sono così forti entrambi che non può esserci un migliore e un peggiore".
CRISTIANO RONALDO - “Cristiano era uno molto esigente, voleva vincere e riusciva a trasmetterlo un po’ a tutti: voleva segnare, battere tutti i record e trionfare sempre, quello che continua a fare anche ora insomma. Questo è Cristiano e non è diverso da come lo vediamo tutti. Ormai si riescono a conoscere le persone anche senza viverle ma tante piccole cose, la dedizione per alcuni dettagli quotidiani hanno reso un privilegio per me aver giocato per tre anni con lui”.
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