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"Onestamente non so se diventerò un dirigente della Juve". Questa la confessione dell'ex difensore bianconero Giorgio Chiellini, che ha parlato così del suo prossimo futuro: "Di base fino all'estate resterò qui (a Los Angeles, ndr.), poi dovrei tornare a vivere a Torino, dopodiché poi si vedrà. Di sicuro a dicembre Juve-Roma vengo a vederla...". "Io sono sempre stato realista, sono per l'equilibrio e i piccoli passi", il suo pensiero, espresso ai microfoni di Radio Bianconera, alla luce delle prime giornate di Serie A. "Quest'anno l'Inter è la favorita per distacco, la Juventus deve fare quello che sta facendo. C'è stato un solo passo falso ma per il resto 17 punti in otto partite non sono così male, bisogna star lì e poi si vedrà".

ALLO STADIUM - "Mi è piaciuto rivedere un buono spirito e una buona unità con i tifosi, dopo un'annata complicata come quella appena passata. Il tifo è importante, ti dà fiducia, sicurezza e in un certo ambiente anche le squadre che vengono a giocare possono essere condizionate. Purtroppo le cose nel tempo sono cambiate, ma se riusciamo a creare nuovamente quell'ambiente può essere solo un valore aggiunto per la squadra".

GIOCHISTI E RISULTATISTI - "Non c'è un unico modo per arrivare a un risultato. La Juve ha sempre avuto giocatori straordinari, ma ha avuto sempre l'anima che è quella di Torino e della sua proprietà, ovvero essere pratica ed efficace. Il Barcellona o il Real Madrid hanno la propria, così come le inglesi. Credo che bisogna proseguire per questa strada. I 100 anni di presidenza Agnelli? Martedì si festeggia qualcosa di incredibile: in un mondo fatto di fondi e sceicchi credo che la sua storia sia quello che rende la Juventus diversa da tutte le altre".

BREMER - "Ha avuto l'evoluzione rispetto a me, turbante e cerotto insieme (ride, ndr.). Sono contentissimo per lui, io quello che dovevo fare l'ho fatto. Non mi piacciono i paragoni. Sia lui sia Gatti devono fare la loro storia, hanno tutte le potenzialità per essere dei grandi difensori della Juve. In loro vedo tante caratteristiche da giocatore forte, devono solo riuscire a giocare e crescere".

COME LA PRIMA DI CONTE? - "Con Conte abbiamo iniziato a credere di poter vincere durante la stagione, all'inizio no perchè l'inizio è stato complicato, con tanti pareggi. Faticavamo ancora a gennaio e febbraio, poi le altre hanno deciso di lasciarci speranze, abbiamo trovato una quadra e trovandoci in corsa abbiamo avuto la forza di non mollare. Ricordo che giocavamo quasi sempre dopo gli altri e affrontavamo partite importanti anche a -7 dal Milan, lì una squadra non forte mentalmente sarebbe crollata".