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La seconda parte dell'intervista Francesco Calvo, Managing Director Revenue & Football Development della Juventus, ai microfoni di Calcio & Finanza (QUI LA PRIMA PARTE).

JUVENTUS AMATA E ODIATA - Per quanto il calcio possa essere divisivo, il nome Juventus rappresenta molto più un vantaggio che uno svantaggio. Non vediamo grandi problemi o aziende che hanno paura di legarsi alla Juventus pensando alle conseguenze legate agli altri tifosi. Anzi pensano molto più al nostro enorme numero di tifosi. All’estero non c’è nemmeno l’ipotetico aspetto negativo legato alla rivalità italiana, perché la Juventus ha una storia e anche un presente molto importanti che all’estero ci mette alla pari dei grandi club europei.

CANALI PER AUMENTARE I RICAVI - Tutti (ride, ndr). La pressione che mettiamo nell’andare a incrementare i ricavi su qualsiasi business è notevole, anche perché nella strada verso la sostenibilità dobbiamo razionalizzare i costi ma sicuramente dobbiamo anche aumentare i ricavi. Il digitale è la nostra grande sfida, in particolare lo sfruttamento dei contenuti. Noi abbiamo creato una nostra media house, lo Juventus Creator Lab, che lavora 20 ore al giorno sulla creazione di contenuti, ne postiamo circa 1.500 a settimana. È un tema affascinante, stiamo investendo tanto e la sfida è capire come monetizzare. Su questo abbiamo il vantaggio di avere la vicinanza con il gruppo Gedi (media company che come Juventus è controllata da Exor e che con Juventus condivide lo stesso amministratore delegato, Scanavino, ndr). Con loro stiamo lavorando per capire come essere primi ed essere leader.

TIKTOK - Sicuramente è un ambito in cui sono opportunità di crescita, nelle piattaforme legate ai giovani siamo il quarto/quinto club di calcio al mondo e siamo il primo brand italiano sul digital in generale e su TikTok, dove siamo tra i primi dieci per quanto riguarda i club di calcio.

MONETIZZARE I CONTENUTI - Oggi la monetizzazione è quasi pari a zero, ma il primo club che riuscirà ad ottenerla potrà sfruttare un bel vantaggio. È scontato dirlo ma non farlo. Sarà importante ottenere la monetizzazione dei propri contenuti senza alcun intermediario, come invece avviene oggi soprattutto attraverso i broadcaster. Oggi però le televisioni tradizionali faticano, non a caso sono nate piattaforme diverse tipo Dazn. Ma quale ruolo riusciranno ad avere i club in questo sistema è difficile dirlo. Come Lega Serie A ci abbiamo pensato a lungo, la questione era se accettare le offerte da DAZN e Sky o se volere fare qualcosa in proprio e saremmo stati la prima lega al mondo. Fortunatamente siamo rinvenuti prima dell’ultimo chilometro e non ci siamo inventati nulla di nuovo perché non credo fossimo pronti.

LEGA SERIE A MENO EFFICIENTE? - Quello che ci penalizza rispetto ai nostri competitor europei è la struttura che abbiamo alla base, perché la Serie A oggi non è un sistema sviluppato quanto la Premier League inglese e la Liga spagnola. Non ha la stessa diffusione televisiva in tutto il mondo. In particolare oggi si sente molto la differenza tra la Serie A e la Premier League, non con la Liga. Anche perché la Serie A ha un vantaggio di storia e di valore del brand Italia nonché delle squadre di calcio.

DIRITTI TV - È questa la vera sfida e anche il problema che viviamo e vediamo quotidianamente. Abbiamo analizzato i dati degli incassi dei diritti televisivi prima e dopo l’introduzione della Legge Melandri: nel 2009 l’Atletico Madrid incassava 50 milioni mentre la Juventus ne riceveva 110 perché andava a vendere i diritti tv direttamente. Oggi invece l’Atletico Madrid incassa 130 milioni e la Juventus arriva forse a 85. Questo chiaramente è uno svantaggio competitivo notevole che abbiamo rispetto alle tre big spagnole o a tutte le squadre inglesi.

INFLUENZA SUL CALCIOMERCATO - Corretto. Basti pensare che nel 2013 la Juventus vendette Ogbonna al West Ham e molti di noi erano stupiti che il West Ham si potesse permettere di prendere un giocatore che era nazionale italiano ed era alla Juventus. Allora era un segnale di allarme e oggi è la norma. Oggi i nostri giocatori possono andare o alle grandi europee o alle medio-basse inglesi che hanno più risorse di noi. Fa spavento pensare che l’ultima squadra inglese incassi più della prima italiana. Si parla sempre delle prime cinque leghe d’Europa, ma in realtà ce n’è una che è l’Inghilterra, dietro c’è la Spagna e poi ce ne sono tre che sono Italia, Francia e Germania. È un nodo che ha origine tanti anni fa. Intanto l’Italia il cui Pil non cresce ormai da 20 anni a differenza di altri Paesi europei, poi non abbiamo mai investito negli stadi tranne noi, l’Udinese e l’Atalanta. D’altronde abbiamo visto i problemi che ci sono in qualunque città italiana quando si parla di nuovi stadi. Detto questo, c’è poi un aspetto fondamentale: se il Paese non cresce, se la burocrazia ti ostacola e poi se hai una sistema Serie A che non è ancora. Ial livello della miglior lega europea, diventa molto difficile crescere. È il vero limite che sentiamo oggi, anche se noi facciamo tutto perfetto, e dobbiamo fare tutto perfetto perché non siamo ancora in quella situazione, sappiamo che abbiamo un limite fisiologico di crescita. 

PRESIDENTE DELLA LIGA - Nella Liga il presidente ha tutti i poteri. È una situazione simile a quella che avevamo in Italia negli anni ‘90 e all’inizio duemila, quando la Serie A e la Serie B erano insieme in un’unica lega. In quel contesto il calcio funzionava forse meglio, era un business diverso, più piccolo però si decideva. Detto questo, la Serie A, nonostante a volte siamo molto bravi a mostrare all’esterno la faccia peggiore del calcio italiano, il movimento si sta sviluppando e sta investendo per crescere, però serve del tempo per vedere i risultati.

CRESCITA DELLA LEGA - Negli ultimi 5 anni la Lega ha iniziato un processo di professionalizzazione, creato dipartimenti professionali (competizioni, editoriale, produzione, diritti tv, commerciale e marketing) ed i risultati si stanno iniziando a vedere: ad esempio, i ricavi commerciali sono raddoppiati rispetto al ciclo pre-covid e questa è la testimonianza di un calcio italiano che cresce e di una lega che lavora bene. E anche sportivamente, come vediamo costantemente nelle competizioni europee il cui ranking è il risultato, il calcio italiano funziona bene.

STADI DI NUOVO PIENI - Sì, perché c’è una incredibile fame per gli eventi dal vivo, lo vediamo in ogni settore. Era dal 1999 che la Serie A non aveva una media spettatori oltre 30mila a partita, da 25 anni non c’erano così tanti spettatori in Italia. Questo sarà un fattore di crescita negli anni a venire. Un aspetto a cui si possono legare i ricavi da matchday e merchandising, per cui gli indicatori sono tutti positivi. Certamente è necessario che i club, e la Juventus è impegnatissima su questo tema, ascoltino i propri tifosi e siano in grado di renderli partecipi dell’esperienza dal vivo. Poi come detto anche prima ci sarà lo sfruttamento del mondo digitale legato allo sport, su cui nessuno è ancora riuscito a fare la differenza e avere una strada verso la monetizzazione.
 

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