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Come già riportato nella giornata di ieri, c'è anche la Juventus tra le 11 società italiane deferite dalla Procura FIGC in seguito all'indagine sulle cosiddette "plusvalenze fittizie". Sviluppando una "metodologia per eseguire la verifica di valore", in quasi 200 pagine gli inquirenti hanno cercato di determinare la corretta valutazione di un giocatore non tanto in casi di cessione secca, quanto in affari con scambi di cartellini. Per quanto riguarda il filone bianconero, stando a quanto riferito quest'oggi da La Repubblica, secondo il procuratore Giuseppe Chinè e i suoi uomini, Nicolò Rovella - comprato dalla Juve con due giocatori in cambio - non valeva 18 milioni ma soltanto 6. Manolo Portanova - uno dei due giovani inclusi nello scambio con il centrocampista classe 2000 - non 10 ma 2, e infine Emil Audero - passato dai bianconeri alla Sampdoria - non 20 ma 13 milioni.

Solo in Serie A, per la Procura sarebbero stati gonfiati i valori per ottenere più di 111 milioni di plusvalenze. Per determinarli, Chinè nell'atto conferma che "si è reso necessario sottoporre i valori dei calciatori compravenduti ad una verifica di congruità e coerenza". E per questo è stata sviluppata una "metodologia per eseguire la verifica di valore", con le valutazioni rapportate ai dati del sito Transfermarkt e poi parametrate con operazioni dello stesso livello economico.

Ad esempio la Juventus ha valutato Nicolò Rovella con la stessa cifra con cui ha pagato Weston McKennie, nonostante avesse "una carriera decisamente meno importante". Oppure i tre talenti del Napoli inseriti nell'affare Osimhen sono stati valutati più di Tonelli malgrado "uno storico sportivo ed economico decisamente inferiore".