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Ahia. Sto per addentrarmi in un territorio minato e ad altissimo rischio, in quanto mi accingo a commentare le tante (e discutibili) dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore dal presidente federale Gravina. Uno che le critiche non le sopporta,  fino ad arrivare a querelare i giornalisti che gliele muovono.Occorre quindi muoversi  con circospezione, pur esercitando per fortuna la professione giornalistica in un Paese in cui la libertà di stampa viene ancora tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Ovviamente, senza offendere nessuno. E infatti mi limiterò ad un commento asettico.

Cominciamo dall’operazione Osimhen (acquisto per soldi + 1 portiere + 3 ragazzini mai andati al Lille) , tornata al centro delle cronache per il recente avvio di un’inchiesta da parte della Procura di Roma con l’accusa di falso in bilancio nei confronti del presidente partenopeo Aurelio De Laurentiis. Una vicenda sulla quale stavano già indagando da mesi la Guardia di Finanza , per mancati versamenti d’imposta sul valore aggiunto, e il Tribunale di Napoli, che aveva chiesto  una proroga di 6 mesi per completare le indagini , ma dopo 9 non si sa ancora cosa abbia prodotto.

Se n’era occupata pure la procura federale, ma senza rilevare illeciti. Infatti il presidente FIGC si è subito domandato “non so cosa abbiano verificato (alla Procura romana, ndr) e rimango in attesa di comunicazioni formali e ufficiali”.  I fatti, però, Gravina li conosce eccome, così come sono noti ormai a tutti, e davvero stupisce che si chieda cosa possano mai aver verificato gli inquirenti romani. Così come stupisce altrettanto che la sua procura abbia frettolosamente archiviato , senza un minimo di approfondimento, un caso sul quale stanno cercando di fare chiarezza ben due Procure della Repubblica.

La preoccupazione di Gravina  è un’altra: che queste “perturbazioni interne possano generare ulteriori tensioni che un campionato così bello e avvincente non meritava”. Anche durante lo svolgimento dello scorso campionato, funestato dal caso Prisma che vide coinvolta Juventus, il presidente federale manifestò preoccupazione, ma in altri termini: “Siamo preoccupati per questa situazione ed è arrivato il momento di piazzare dei paletti in questo ambito, però ci sono delle norme e vanno applicate in modo rigoroso”. Possibili tensioni non gli vennero nemmeno in mente per il trattamento riservato poi alla Juventus, diametralmente opposto a quello fin lì adottato con altri club per vicende simili. Ora, per il caso Osimhen,  Gravina vuole prima vederci chiaro , ma di norme e rigore non ha fatto menzione. Attendiamo un suo più circostanziato commento appena riceverà  le comunicazioni ufficiali che attende dalla procura capitoline. 

Vicenda Nazionali femminili: le giocatrici di Svezia e Italia hanno manifestato contrarietà per la scelta di far disputare una partita di Nations League a Castel di Sangro. “Si è giocato nel bosco, ho visto più persone che animali” ha dichiarato la svedese Aslani. “Ci auguriamo di poter giocare in futuro in strutture più accessibili ai tifosi” ha aggiunto la Girelli. Replica piccata del cittadino onorario di Castel di Sangro: “ Sono mancati rispetto e educazione,  l’Italia ha diritto di scegliere dove giocare e quella è una sede del centro federale,in un ambiente naturale straordinario”.  L’Italia , intesa non come Stato ma Federazione (il presidente dovrebbe specificarlo) , ha il diritto di scegliere una sede, ma le giocatrici avranno pure  il diritto di criticarlo, considerato che hanno dovuto giocarci  loro. Ed è stata una scelta infelice, a detta di tutte le calciatrici. Indipendentemente dal fatto che quello fosse un centro federale o la sede del ritiro estivo del Napoli.

Chiudiamo col discorso riforme. “Troppo spesso viene attribuita al presidente federale la mancata attuazione del progetto di riforma. Nulla di più falso. Come sapete, c’è una libera autonomia e responsabilità in capo alle componenti”. Da Gravina apprendiamo oggi una grande novità: le riforme non le attua chi presiede la federazione, ma le componenti che ne fanno parte. Vaghe entità del tutto sconosciute.