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L'ex arbitro Paolo Casarin fa il punto sulla possibile ripresa della Serie A, ma non solo: "Qui bisogna rifondare il mondo, dobbiamo prepararci. Io mi faccio domande sull'equilibrio, l'armonia, la sostenibilità, ma credo che tutto questo sia successo perché abbiamo rotto troppo i coglioni al mondo".

RIPRESA - "Il calcio è un gioco e ci giochiamo tutti, da chi lo gioca a chi lo guarda a chi ne parla. Il suo segreto è la creazione come sfogo per la libertà. Il gioco è un modo di affermare: io sono libero".

CINQUE CAMBI - "E' una proposta giusta, i cinque cambi abbasserebbero il numero degli infortunati. E' un'idea di buonsenso ma di difficile applicazione, non penso l'IFAB sia pronta ad accoglierla".

MANO - "Quando togli l'involontarietà hai tolto una parte fondamentale del gioco. Non si può punire sempre il fallo di mano, a prescindere. Non si può costringere un difensore a correre con le mani dietro la schiena, non è naturale, non è più gioco".

VAR - "Ridimensionato? Non ne capisco il motivo. L'arbitro non può più dire: vedo quello che vedo. Il gol è sacrosanto, lo vogliamo capire? Non si possono più fare errori clamorosi, bisogna cercare di ridurli il più possibile".

PARTITE - "Siamo di fronte ad una svolta epocale per tutta l'umanità. Io credo che chi ha in mano il calcio si debba fare delle domande. Quella fondamenta è: che calcio vogliamo per l'estate e per il futuro? Una partita a porte chiuse è vero calcio? Personalmente credo di no. Giocando a porte chiuse non si rischia di perdere l'amore della gente? Non abbiamo pensato che ci abitueremo ad un prodotto diverso, solo televisivo, insomma un altro calcio che forse non piacere più come prima? Qualcuno ha chiesto alla gente il vero padrone del calcio, siamo noi tutti. Riflettiamoci tutti been prima di fare certe scelte. Chiediamoci: a cosa stiamo dando origine?"

COSA NON GLI E' PIACIUTO - "Questa emergenza ci sta insegnando che si vince o si perde tutti insieme. Non mi sono piaciuti certi giocatori che appena hanno potuto se ne sono andati dall'Italia, un momento così si soffre e si gioisce insieme, da squadra".