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Stipendio di un capo ultrà: cinquemila euro al mese. E' quanto emerge dal processo a tre leader storici delle curve juventine: milanesi, ma di fede bianconera. Si tratta di Loris Grancini, capo dei Viking bianconeri, il suo braccio destro Christian Mauriello, e il capo del «Nucleo» Christian Fasoli, arrestato e scarcerato nella recente inchiesta torinese sui ricatti alla Juve.

E' l'apertura de Il Giornale, che racconta il processo in atto e spiega: "Anche a Milano i tre sono sotto processo per tentata estorsione: non direttamente alla Juve ma a una agenzia che vendeva i biglietti per conto del club, la Easy Events. Una agenzia che, come è emerso nel processo, i tre consideravano «cosa loro», il braccio operativo per continuare a ottenere a prezzi di favore i biglietti delle partite da rivendere a prezzo maggiorato".

Il business? Lo spiega Alessia Egidi, legale di parte civile: "Si parla di trentamila euro a partita. Se si considerano solo le 165 partite giocate in casa dalla Juventus in questi tre anni, fanno 2 milioni e 670 mila euro. È da qui - scrive sempre il giornale - che escono gli stipendi ai capi: cinquemila a Grancini, molto meno - tra i mille e i millecinquecento - agli altri due. Ed è questo il robusto movente che innesca la reazione dei capi di Viking e Nucleo quando la Juventus ordina alla Easy Events di non vendere più biglietti a Grancini e soci. È la rottura di un rapporto decennale, su cui in aula hanno testimoniato dirigenti bianconeri come Alberto Pairetto e Stefano Merulla. È un rapporto (che l'avocato Egidi definisce «patologico») che il club degli Agnelli aveva deciso di rompere: e infatti Pairetto diverrà il principale testimone dell'indagine torinese.