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 "I numeri dicono che la Juventus non vinceva nulla da tre anni ed è tornata ad alzare una coppa con Massimiliano Allegri", commenta Fabio Capello intervistato dalla Gazzetta dello Sport. "Il nervosismo di Allegri? Sono rimasto sorpreso perché penso che non si sia trattato solo di un raptus agonistico, c’è evidentemente dell’altro". 
 

Allegri, le parole di Fabio Capello


LA SPIEGAZIONE - "Quando senti che l’aria attorno a te è cambiata non è facile continuare ad andare avanti come se niente fosse. Speri che le voci che ti riguardano siano solo delle voci, appunto, fino a quando non realizzi che era tutto vero. E allora, con una coppa tra le mani, viene fuori l’orgoglio: 'Ho vinto, nonostante tutto ho aggiunto un altro trofeo alla bacheca'".

IL MASSIMO CHE POTEVA FARE - "Ha portato a casa una coppa, e con due competizioni a disposizione: la Juventus non ha giocato in Europa nonostante Allegri un anno fa l’avesse condotta in Champions arrivando terzo sul campo. Più di così poteva 'solo' vincere lo scudetto, ma la squadra non era attrezzata a sufficienza per lottare con l’Inter: la rosa bianconera è di un livello tecnico discreto ma resta inferiore a quella dei nerazzurri. E anche a quella del Milan". 

LE CRITICHE GIUSTE - "Magari il fatto di aver vinto solo un trofeo in un triennio. Una coppa va bene ma le attese, in un club come la Juve, sono sempre più alte, è inevitabile. Detto questo, se la società ha deciso di voltare pagina con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto, è evidente che siano entrati in gioco altri fattori. All’inizio della stagione a Torino è arrivato Giuntoli: credo che da allora le idee del club abbiano preso una direzione diversa. I cicli tecnici finiscono anche per questi motivi". 

SULLA FINALE DI COPPA ITALIA - "Il modo in cui ha preparato la finale con l’Atalanta gli dà ragione: l’altra sera ho visto una Juve compatta, attenta in difesa come nella prima parte della stagione, con una dedizione pressoché totale a quello che chiedeva l’allenatore. Ovvero riconquista del pallone e ripartenze in velocità. Con un centravanti che ha fatto quel che doveva: Vlahovic è stato perfetto. Ecco, lui non aveva mai vinto in bianconero, come tanti giovani in rosa. E quando inizi a vincere acquisisci un approccio diverso". 

TIRO AL BERSAGLIO - "Assolutamente. In tanti lo criticavano anche quando vinceva scudetti in fila, accusandolo di non giocare bene. Un tiro al bersaglio che è diventato quasi esasperato in questi anni. Allegri invece merita rispetto: la sua carriera parla per lui". 

SULL'ESONERO IMMEDIATO - "Non entro nel merito della vicenda. Mi limito a dire che sarebbe un finale della storia davvero triste. L’esonero a campionato in corso non fa parte della storia della Juve..."