JUVE - "E’ più avanti rispetto al Paese che la circonda. E’ vero, ha un budget, ma se lo è costruito nel tempo, attraverso una politica anche di investimenti, con i giovani della squadra B e poi con le donne. Fa le cose nella maniera appropriata e poi, quando sei lì, capisci quale sia la sua anima e quale la differenza tra giocare e vincere".
ALLEGRI - "Io dico che rimane e mi chiedo anche come si possa, eventualmente, mettere in discussione un allenatore che ti ha dato cinque scudetti e ne ha vinti sei nella sua carriera. Capisco la ferita della Champions, ma quella è di tutti, del Manchester di Guardiola e del Barcellona di Messi, per esempio. La fortuna ha un suo ruolo, nel momento-chiave, e se ci arrivi con una serie di infortuni o con qualcuno sotto tono, può succedere che anche una grande favorita si ritrovi eliminata".
NAPOLI - "In Champions non è mai riuscito ad avere un ruolo, ma è comprensibile, ed esserci arrivato è un risultato. In campionato, resta il rimpianto della stagione scorsa, quella in cui con Sarri lo scudetto è stato vicino, e non era semplice superare quella amarezza. Ma si poteva avvicinare un po’ alla Juventus".
SETTORI GIOVANILI - "Dove si pensa a insegnare la tattica, mentre invece serve la libertà e, semmai, l’istruzione tecnica: il palleggio, il controllo orientato, il dribbling. Io ho preso conoscenza dei sistemi quando avevo ventidue anni e Ancelotti mi introdusse dalla marcatura a uomo alla zona. Ma prima, era sempre e soltanto la bellezza del gesto".