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Quello in corso è il primo mercato estivo, dal 2020 a questa parte, in cui i club italiani – di Serie A, ma non solo – non potranno godere degli sgravi fiscali previsti dal Decreto Crescita. Una novità con cui le società hanno già dovuto fare i conti nella sessione invernale della stagione 2023/24, ma che sarà ancora più impattante nella finestra estiva. Non mancano però dubbi e possibili interpretazioni e nonostante la norma sia stata eliminata, la sua applicazione trova ancora terreno fertile in diversi casi. Di seguito la spiegazione di Calcio e Finanza con tutti i casi in cui il decreto crescita continuerà ad essere valido.
 

Decreto Crescita, quando potrà essere ancora utilizzato dalle squadre di calcio


Il decreto crescita ha consentito in questi anni alle società di pagare  per i giocatori italiani o stranieri provenienti dall'estero uno stipendio lordo decisamente più basso rispetto a quello di un calciatore già presente e sotto contratto in Italia. Queste le casistiche in cui si poteva utilizzare questo sgravo fiscale. 
  • Il calciatore doveva avere più di 20 anni di età
  • Lo stipendio del calciatore doveva essere superiore alla soglia di un milione di euro lordo
  • Il calciatore doveva essere stato residente all’estero per almeno due anni a livello fiscale prima del trasferimento in Italia
  • Il calciatore, dopo il trasferimento, doveva mantenere per almeno due anni la residenza fiscale in Italia (per poter considerare un anno di residenza, dovevano trascorrere almeno 183 giorni)

Il decreto crescita continuerà  ad essere applicato per i calciatori che ne avevano avuto il diritto al loro arrivo in Italia. Esiste un limite temporale – fissato in cinque anni – che può tuttavia crescere a condizione che i giocatori in questione abbiano acquistato un immobile residenziale in Italia dopo il trasferimento o nei 12 mesi precedenti o abbiano almeno un minore a carico (figlio) in Italia durante il proprio periodo di residenza fiscale sul suolo italiano.


Nel caso di un calciatore, all’interno del periodo di applicazione del beneficio (5 anni), che va a scadenza e rinnova con il club, la tendenza generale è quella di proseguire nell’applicazione del regime fiscale agevolato. Discorso simile per il calciatore che va a scadenza e rinnova al termine del periodo di applicazione del beneficio (5 anni). In questo caso via libera al regime agevolato se sono rispettate le condizioni di acquisto di un immobile o di un figlio a carico. I benefici sarebbero validi anche nel caso in cui un calciatore venga ceduto ad un'altra squadra di Serie A. La maggioranza delle società opera con questa idea.  Per i calciatori invece che potenzialmente potevano godere del regime fiscale agevolato, ma che al momento del loro arrivo in Italia non rispettavano la condizione dell’ingaggio sopra la soglia di un milione di euro lordo. Un rinnovo o un eventuale nuovo contratto a stipendio più alto con un’altra società non consentono al club di applicare il beneficio.


Nonostante la norma sia stata eliminata, la sua applicazione, scrive Calcio e Finanza,  trova ancora terreno fertile in diversi casi e potrà essere estesa rispettando alcune condizioni. In settimana si riunirà una commissione ad hoc dei club di Serie A. In assenza di certezze, un’interpretazione coordinata della norma renda le società calcistiche più forti anche di fronte a eventuali contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.