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Gigi Buffon, leggenda ex Juventus ora capo delegazione dell'Italia, ha parlato ai microfoni di Tuttosport.

RIVA - "Le esperienze che viviamo le percepiamo in maniera più forte se sono legate a ricordi del passato e se ci sono state in qualche modo “introdotte” quando eravamo piccoli. Io l'introduzione di Riva la devo a mio padre che mi spiegava le scelte di questo uomo. Scelte difficili, contro corrente, scelte non di comodo che contribuivano a far nascere il mito: un campione che ha dimostrato la convinzione di voler fare le cose che riteneva giuste. Ebbene, ricordo che la prima volta che arrivai a Coverciano mi venne incontro e mi abbracciò, come faceva con tutti. Sono rimasto impietrito. Era come essere abbracciato da una divinità".

CALCIOPOLI E L'ITALIA 2006 - "Per noi azzurri era un punto di riferimento e un amico su cui sapevi di dover contare. Sul suo “silenzio”, ad esempio: non spettegolava. Durante Germania 2006, quando eravamo in ritiro e alle prese con Calciopoli, abbiamo trovato un pilastro. Senza di lui non so se avremmo potuto vincere. Il mondo traballava e tu potevi aggrapparti a lui".

RAPPORTO UNICO - "A me aveva preso a cuore. Avevo 18 anni, ero esuberante, confusionario. Quesa cosa gli piacque e costruimmo empatia. Io riuscivo a scherzare con lui e persino a deriderlo su cose delicate. Anche in gruppo. Un esempio: lui sentiva tanto le partite e aveva “uno scrigno” con gli ansiolitici. Sdoganammo questa cosa con ironia e alla fine del mondiale ci disse: avrò un sacco di debiti con tutte le pasticche che mi avete fatto prendere! Lo faceva apposta per creare gruppo". 

CAPO DELEGAZIONE - "Io dopo Riva e Vialli... Due delle quattro-cinque persone del mondo del calcio che ho stimato maggiormente. Ho riflettuto sul fatto che la mia non poteva essere una corsa su di loro perché il loro spessore e la loro traccia rappresentano un qualcosa di inimitabile. Non mi sento alla loro altezza. Io devo dare il massimo senza cercare di fare meglio di Vialli o Riva".

MI CERCANO - "Mi sto divertendo, l'allenatore mi coinvolge, i dirigenti si confrontano con me. E i ragazzi mi cercano. Io mi faccio prendere in giro, devo calarmi a un grado di immaturità elevato per far poi passare certi messaggi quando voglio essere serio. Così capiscono che se dico certe cose non voglio fare il vecchio, né spiegar la vita. Lo faccio per un motivo"

OTTIMISMO - "Siamo un'ottima squadra, sottovalutata. Questo è bene conoscendo lo spirito italiano. Abbiamo quattro individualità di grandissimo livello e un valore aggiunto: il mister col suo staff. Ha trasmesso passione, attaccamento, serietà e responsabilità. Non dico che si vincerà, ma non falliremo. Ciò significa provare sempre a vincere, fare le partite, essere gagliardi"