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Gianluigi Buffon è intervenuto ai microfoni di Sky Sport: "Sono sicuro di aver dato alla Juventus il massimo a livello di professionalità, serietà e affidabilità. Sono stato un ragazzo, un professionista serio, sul quale poter sempre contare. In questi due anni, al di là di quale fosse il mio ruolo, per uno come me non era facile né scontato adattarsi. L'ho fatto con grande entusiasmo, prima di tutto per rispetto di me stesso come uomo, per quelli che avevano fiducia in me e per i miei compagni: il preparatore Filippi, Szczesny stesso e Pinsoglio. Essendo io una personalità ingombrante, non era facile sminuirsi, mettersi da parte e lasciare le luci del palcoscenico. Sono contento di aver superato questa prova brillantemente."

IL SECONDO ADDIO - "Quella contro l'Atalanta è stata una serata differente e più felice rispetto alla giornata del primo addio di tre anni fa. Essendo qualcosa di già vissuto, avevo un po' meno di commozione, e quando acquisisci una certa dimestichezza con una situazione riesci a gestirla bene. E il pubblico presente al Mapei Stadium ha reagito nel modo più opportuno, anche perché più che nel salutare me era focalizzato sul festeggiare la vittoria del trofeo. E poi il fatto che io, dopo il primo saluto, sia poi tornato, ha fatto rimanere nei cuori di tutti noi la consapevolezza che le porte non sono mai del tutto chiuse e che le vie del Signore sono infinite. Prima o poi ci si può reincontrare, ed è un sentimento molto buono".

CON AGNELLI - "C'è un rapporto magari non fraterno, ma di grande affiatamento e fiducia. Ci è capitato di confrontarci su alcune situazioni col massimo della trasparenza e della realtà. Ci sono stati scambi senza filtri. E quando riesci ad avere con una persona del suo calibro e del suo ruolo un dialogo del genere, significa che si è creata la giusta sincronia, nella quale sai che non ci saranno mai pugnalate alle spalle o mancanze di tatto. Andrea Agnelli ha vissuto come noi una stagione difficile, ma alla fine lui è così: un decisionista, un vulcano di idee con ragioni valide e profonde per pensare determinate cose, e nessuno può dargli torto a meno di non trincerarsi dietro l'ipocrisia. E se non siamo ciechi, dobbiamo avere il coraggio di affrontare e risolvere i problemi che si creano".

LE FINALI PERSE - "Quando vedi che arrivi spesso a un soffio dalla gloria ma poi non riesci a scalare il gradino finale, il rammarico permane e ci sarà sempre. Però ragazzi, riuscire a vincere una Champions è estremamente complicato, soprattutto se pensiamo all'ultimo decennio del calcio italiano. E nonostante questo siamo arrivati due volte in finale. Ciò vuol dire che se nella vita fai le cose con passione e serietà, con un gruppo di lavoro solido che crede nei giusti lavori, nulla è impossibile. Tutti rapportano la forza della squadra a fatturati e stipendi, però io non so quante volte siamo stati tra le prime 4-5 d'Europa per questi parametri, ma come squadra, come anima e come serietà abbiamo raggiunto quei risultati, ossia arrivare due volte secondi in Europa, abbiamo avuto un plusvalore in tutto questo".

FUTURO - "Ho bisogno di venti giorni per analizzare tutte le offerte che ho ricevuto, metterle a fuoco e capire se ce n'è una che più delle altre mi dà quell'entusiasmo e quel desiderio di sognare ancora, che meriterei prolungando la carriera. Quest'annata è stata lunghissima, siamo praticamente partiti a maggio dell'anno scorso senza mai fermarsi. Anche i più giovani stanno dando segni di cedimento, tutto è stato più complicato del solito. Quindi necessito di 15 giorni di vacanza, e quando il mio serbatoio di energie risalirà di livello prenderò in considerazione, vagliandole bene, tutte le possibilità del caso. Una cosa è certa: non voglio fare brutte figure! Se continuo a giocare, lo faccio perché fermamente convinto di poter ancora essere uno dei migliori portieri al mondo, e avere l'ambizione di poter almeno sognare di vincere qualcosa. Se non dovessi sentire questo, quello sarà il momento di farsi da parte. Tanto alla mia carriera non posso aggiungere niente. Sono appagato di ciò che ho fatto. Non ho vinto tutto, magari, ma c'erano di mezzo anche grandi avversari".

EUROPEI - "Sarò curioso di vedere se avrò la spensieratezza di riapprocciarmi a un torneo simile, con protagonista la Nazionale, con la felicità e la passione del tifoso. Dopo oltre vent'anni da giocatore azzurro, dentro a ogni piccola vicissitudine, ritrovarmi a fare il tifoso non so che tipo di sensazione mi possa dare, sperimenterò anche quella e valuterò cosa mi avrà lasciato. Mi auguro e penso che la Nazionale sta lasciando importanti tracce di entusiasmo, qualcosa si è rinnovato e si sta rinnovando grazie al lavoro certosino di Mancini. E ci sono ragazzi di talento che, uniti alla solidità di Bonucci, Chiellini, Verratti, Jorginho, Immobile, Insigne etc etc possono farci tornare protagonisti come l'Italia merita".