COME UN QUADRO - "Credo che la mente e la coscienza umana siano le cose più belle e importanti in un uomo. Mi piace, in ogni persona che incontro, fare un quadro psicologico, umano, della persona con cui parlo o spendo del tempo. In un quadro, a seconda dei colori che vedi, scopri quello che è passato nello stomaco di un artista".
LA DEPRESSIONE - "Avevo 24, 25 anni. Facevo un campionato normale: non bene, ma neanche male. Non avevamo più obiettivi con la squadra. Lo descrivo in maniera semplice: inzialmente la scambi come stanchezza, dici tipo 'sono stanco... magari ho dormito poco' e poi vai a letto. Del resto, o hai una malattia, o hai preso un virus, o ti è successo qualcos'altro. Ho fatto le analisi: non avevo malattie. Ho iniziato a dire: 'Qua è qualcos'altro...'. Finché un giorno mi alzai dal letto e mi sentii le gambe senza energie, cioè: tremavano. Non mi era mai capitato. Mentre andavo al campo, avevo problemi anche a guidare. Le gambe si muovevano da sole. Arrivato al campo, andai dal dottore e chiesi aiuto. Dopo una piccola discussione, mi disse: "Questi sono segnali di un'iniziale depressione. Stai attento a quello che stai facendo". Gli racconto tutto, lui mi fa di guardare nei prossimi giorni. Non ebbi miglioramenti. Ero stanco prima di fare allenamento. Quando mi tuffavo mi sentivo senza energie. Il dottore mi disse che c'erano pasticche, io risposi che no, assolutamente, questa cosa qua era una roba che dovevo risolvere io, senza l'aiuto di farmaci. Se tu trovi sempre la situazione che risolve i tuoi problemi, non sarai mai in grado di risolverli veramente, di giudicarti e di pesarti per quello che vali. Cercherai sempre aiuti esterni, alibi, scuse. Devi vivere a seconda dei tuoi limiti e delle tue virtù. Devi cambiare le carte in tavola, devi trovare alternative e stimoli nuovi, differenti".
COME L'HA SCONFITTA - "Un giorno, uscendo da casa, volevo cambiare bar per fare colazione. Passai davanti a un museo, una galleria d'arte: c'era scritto 'mostra di Chagall'. 'Vai a vederla', mi sono detto. Entrai e c'erano questi duecento quadri, ma 2 o 3 mi colpirono. Quel che mi rimase impresso fu "La Passeggiata" di Chagall. Immagine normalissima, per certi aspetti fanciullesca, un disegno che può fare anche tuo figlio. Mi ha trasmesso quello di cui avevo bisogno. Allegria, normalità, mi aveva fatto sorridere e pensare 'magari, Gigi, adesso hai bisogno di cose normali'. Nella normalità probabilmente c'è anche la felicità. Stavo vivendo in maniera nichilista la mia vita. Non riuscivo a crearmi delle sollecitazioni, impulsi alternativi al calcio. Allenamento, casa, tv, dormivo. E ancora. Mi sono appassito come persona. Ho lasciato atrofizzare il cervello. Tutto parte dalla testa, la percezione di felicità, infelicità, parte tutto dalla testa. Lasciando morire il cervello, accade anche al corpo. Sono riuscito a ribaltare le sorti di questa situazione iniziando a dare impulsi nuovi al cervello. In un mese e mezzo ero rifiorito. Penso che ogni uomo abbia una parte creativa, deve esternarla per farla fungere da stimolo. Se lo fai, non trovi persone insoddisfatte. Non vuol dire diventare il numero uno al mondo, ma trovare la soddisfazione che ti rende vivo, orgoglioso di te".
LA FORTUNA - "La mia fortuna è che se sono in un momento di difficoltà, non mi vergogno a mostrarmi deboli. Non mi chiudo. Una grande medicina è stata che ne parlavo liberamente col dottore della Juve, con mio padre, mia madre, miei cognati, le mie sorelle, la ragazza, gli amici. Ogni volta che ne parlavo, sentivo che era come una carezza, mi liberavo di una pesantezza interiore. Questo modo di non vergognarsi, di mostrarsi un essere umano con dei limiti, è un qualcosa che mi ha aiutato a superare questa prova. Penso che adesso mi sento molto più forte. Certe situazioni di malessere possono tornare nella vita, sono tanti fattori esterni che ti condizionano. Sono sicuro che adesso avrei le armi e le conoscenze per poterla affrontare senza paura. L'unico consiglio che posso dare è: noi esseri umani abbiamo delle risorse incredibili in quanto a energie, situazioni emozionali, intelligenza e forza di volontà. Molte volte non le stimoliamo, quasi non sappiamo di averle. Quando affronti prove così dure, devi metterti nella posizione di dire: devo combattere, ci vuole un combattente. Uno che sappia che c'è da soffrire, da dare, da mettere in gioco. Quello di cui le persone hanno paura è mettersi in gioco. Che vuol dire anche parlare con qualcuno, mostrare le debolezze. Sai che però da quella debolezza puoi diventare più forte. Ciò che consiglio è di non aver paura di dimostrare quello che veramente sei. Ti fa accettare te stesso. Devi capire che meriti il dono della vita. La vita è questo: è un dono, e va meritato".