In fondo, Bonucci era riuscito a "riconquistarsi" l'affetto dei tifosi, indossando nuovamente anche la fascia da capitano. Il finale, certo, ha di nuovo ribaltato lo scenario. Se ne sarebbe potuto andare con l'ultima passerella allo Stadium, mettendo da parte l'orgoglio e la volontà di continuare a giocare alla Juve. E poi, dopo aver capito che ormai le porte della Juve erano completamente chiuse e non si sarebbero aperte per nessun motivo, l'auspicio del mondo bianconero era che "accettasse" la situazione, senza ricorrere a azioni legali (i suoi avvocati hanno chiesto il reintegro con due pec). Legittimo seguire questa strada, come le conseguenti reazioni, soprattutto dei tifosi.
Un finale diverso per non mettere in discussione tutto ciò che Bonucci ha dato alla Juve e viceversa. Un legame durato 12 stagioni che comunque non deve essere rinnegato, né da una parte né dall'altra. Più di 500 presenze, come solo altri 5 giocatori in tutta la storia bianconera. Di queste, molte nelle ultime stagioni fatte anche quando era in condizioni fisiche precarie. Non si è mai tirato indietro, neanche quando come quest'estate, forse, era un bene per tutti che facesse un passo indietro. Ricomincia dalla Germania, dall'Union Berlino, dove proverà a conquistarsi l'Europeo, che si disputerà proprio in terra tedesca. Non sarà facile, ma le sfide non sono mai state un problema per Leo. Discusso all'inizio quando è arrivato a Torino, amato per tanti anni, "odiato" sportivamente quando è andato al Milan e divisivo negli ultimi anni. Aspettando le sue parole, con la speranza che prevalga tutto ciò che c'è stato di positivo in questi 12 anni, una cosa è sicura, cancellare la grande e imperfetta storia tra Bonucci e la Juve sarebbe un errore.