IL PERCORSO IN NERAZZURRO - "Inizialmente l’Inter non aveva creduto in me. Dalla mia squadra di parrocchia, andai proprio ai nerazzurri dove vinsi il Viareggio con Mazzola e Facchetti. Poi però inaspettatamente, mentre loro vennero promossi in prima squadra, mi mandarono in Serie B, al Prato e al Potenza. Poi la A col Varese, sempre in prestito. Successivamente ecco la cessione al Cagliari dove restai tre anni. Feci bene, l’Inter si accorse di me e mi riprese dando Domenghini, Gori, Poli e soldi, 250 milioni di lire, ai sardi. Così inizio la mia nuova avventura nerazzurra".
IL PASSAGGIO ALLA JUVE - "Dopo due Mondiali ecco un’altra cessione inaspettata, la mia ai bianconeri. Inizialmente non volevo andarci, mi sentivo un uomo da Inter, però con la Juventus disputai tre anni bellissimi, conquistando due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia"
TRE ANNI SPLENDIDI - "Non è che non volessi andarci. Semplicemente ero un giocatore inamovibile nell’Inter. Quando seppi delle intenzioni dei nerazzurri di cedermi ai bianconeri, ci restai male. Accettai perché c’era il vincolo. Fraizzoli (il presidente dei nerazzurri, ndr) mi disse che non c’era più spazio per me. Per fortuna, per come è andata, accettai. Furono tre anni splendidi a Torino".
SU CHIESA E VLAHOVIC - "Sì. Come le avevo già detto sono forti e capaci di fare la differenza".