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"Alla Juve per amore", Guillem Balague ne è sicuro. Il biografo di Cristiano Ronaldo ha raccontato il portoghese ai microfoni di Tuttosport, tra mercato, scelte e retroscena. Ecco l'intervista, a partire dalla decisione di abbracciare la Juve: "Perchè? Per cercare l’amore che forse non sentiva più a Madrid. Amore e devozione, elementi essenziali per lui. Rotto qualcosa? Certamente c’erano stati degli attriti con Florentino Perez. Ronaldo non ha mai avuto la venerazione per il presidente di altri giocatori. E c’era stato il nodo del rinnovo del contratto. Quando ci fu il famoso scambio di battute nel quale, alla minaccia di Cristiano di andare via, Perez aveva risposto: portami i soldi con cui io, poi, mi posso comprare Messi e puoi andartene. E infine la questione con il fisco spagnolo ha ferito fortemente Ronaldo. Si aspettava maggiore protezione da parte del Real Madrid e si è, invece, sentito indifeso. Da parte loro, al Real hanno sempre detto: sono problemi tuoi con il fisco, cosa possiamo fare noi?". 
 
Si può descrivere il divorzio dal Real come uno scontro fra grandi due grandi “ego”: quello di Ronaldo e quello di Perez, che battagliavano sulla paternità degli incredibili successi degli ultimi anni? 
"In un certo senso sì. Ma il concetto è anche quello per il quale nessuno al Real può pensare di essere più grande del club. Non so se Ronaldo lo stesse davvero pensando, ma Perez ha deciso di cogliere un’occasione perché, al di là di qualsiasi ragionamento, 100 milioni sono tanti soldi e tra due anni non li avrebbe certamente presi. Chissà, forse Perez pensa che Ronaldo sia in parabola discendente". 
 
E poi è arrivata la rottura di Kiev. 
"Credo che, al di là del fatto che lui stesse maturando da tempo la decisione di andarsene, l’uscita di Kiev sia stata più legata alla necessità di essere protagonista. Non aveva fatto gol, ma con quella frase ha rubato la scena a tutti. Bale aveva firmato una doppietta, ma il giorno dopo a Madrid era tutto un “ti prego Ronaldo non andare via”. In qualche modo credo che lui volesse testare l’amore che l’ambiente del Real avesse ancora per lui". 
 
Alla Juventus cerca nuove sfide? 
"Certamente. Nella sua decisione di lasciare il Real per la Juventus c’è anche il suo alzare continuamente l’asticella, affrontare nuove sfide, scalare il mondo" 
 
Quale sarà il suo impatto sulla Juventus? 
"Terrificante. E verrà notato da tutti. I compagni non potranno rimanere insensibili di fronte al suo modo di prepararsi e allenarsi, credo che porterà tutti a un altro livello perché il suo esempio è trascinante. Sarà estremamente positivo. Lui è inarrestabile: è una roccia che rotola da una montagna. Magari il problema sarà per lo staff dei preparatori". 
 
In che senso? 
"Quando ho intervistato gli uomini di Ferguson al Manchester, mi dicevano che dovevano preparare qualcosa di nuovo e più sfidante ogni giorno per lui. Mi spiegavano che è stato il periodo più duro, ma anche il più gratificante della loro carriera, anche perché i risultati del lavoro sul fisico di Ronaldo sono sempre mostruosi". 
 
Cosa devono aspettarsi i tifosi della Juventus? 
"Lo straordinario calciatore che hanno conosciuto da avversario. Non cambia nulla per Cristiano. Nel tempo ha imparato a gestirsi, ora preferisce non forzare all’inizio della stagione per poterlo fare nella parte finale, quando si vincono i trofei. Ma, a mio parere, in questo momento è il più forte centravanti di sempre. Una incredibile macchina da gol". 
 
Anche contro le famigerate difese italiane? 
"Sono sincero, ultimamente nel campionato italiano ho visto anche difese mediocri e fasi difensive un po’ approssimative. Credo che il vostro calcio si stia evolvendo verso un atteggiamento più offensivo. E comunque non credo che Ronaldo possa trovare difficoltà a segnare i suoi 30 gol anche nella prossima stagione. E’ il giocatore europeo con il maggior numero di tiri in porta: lui prova, prova, prova. E alla fine la palla entra. In ogni caso lui assorbirà molti difensori che quindi apriranno spazi per Dybala, Mandzukic, Douglas Costa". 
 
Non affronterà nessun problema quindi? 
"Questo non posso prevederlo del tutto, diciamo che la mia preoccupazione è che voglia subito impressionare il pubblico, che voglia essere sempre protagonista, toccando un sacco di palloni, come ogni tanto gli è capitato in nazionale". 
 
Credi che sia andato alla Juventus per vincere la Champions League o gli interesserà anche aggiungere uno scudetto al suo palmares? 
"Sono sicuro che lui voglia vincere almeno un campionato e che quindi farà di tutto anche nelle partite di Serie A, ma è ovvio che per lui l’obiettivo principale è la Champions League. E’ il trofeo che permette di ricevere i riconoscimenti personali ed è il trofeo più importante: è senza dubbio la sua priorità". 
 
Potrà vincerla con la Juventus? 
"Secondo me sì. Il Real è più debole, il Barcellona sta ancora cercandosi, il Bayern non sembra riuscire a fare l’ultimo salto e tutti aspettano le inglesi, ma poi rischiano di fare la fine del Liverpool. La Champions è sempre difficile da prevedere, ma credo che la Juventus sia una serissima candidata a vincere la prossima". 
 
Com’è stato scrivere la biografia di CR7? 
"E’ stata forse la più difficili fra tutte quelle che ho scritto. Abbiamo iniziato a lavorare insieme, ma poi per varie circostanze ho finito per seguire la mia strada, cercando di capire chi era Ronaldo senza che nessuno influenzasse le miei impressioni. Questo approccio più libero deve essere piaciuto, visto che in Gran Bretagnaè diventato il libro di calcio dell’anno". 
 
E’ cambiato il vesto rapporto dopo il libro? 
"Prima eravamo amici perché io ero un personaggio televisivo, lui un calciatore famoso. Adesso il rapporto è più serio e profondo e comunque mi ha aiutato molto per il libro". 
 
Chi è veramente Cristiano Ronaldo? 
"E’ uno straordinario calciatore e atleta, fra i migliori di sempre. Ma anche un uomo, con le sue fragilità, spesso nascoste dall’armatura della sua immagine. Nel mio libro c’è una sua foto da bambino: ha un bellissimo sguardo, intenso, nel quale puoi intravedere la sua voglia di diventare grande, il più grande, ma anche il suo essere bimbo. Ecco quando vedo adesso le foto di Ronaldo, anche nelle pose più grandiose, io riesco a intravedere dentro quel bambino della foto, un bambino che chiede disperatamente di essere amato". 
 
Qual è la parte della biografia nella quale si capisce meglio Ronaldo? 
"Credo che la sua infanzia sia un momento chiave. Quando atterri a Madeira capisci subito una cosa: tranne che per la piccola pista dell’aeroporto, sull’isola non esiste una parte pianeggiante. E quando giri per le strade ti trovi con salite ripidissime, così mi sono trovato a pensare a un ragazzino di 10 anni che si mette i pesi alle caviglie e corre su per quelle stradine sterrate, in piena estate. E allora capisci qual è la forza che lo ha guidato a essere quello che è diventato. Era un ragazzino che scavalcava i muri per infilarsi in palestra a fare pesi per aumentare la sua forza, ma anche un bambino che non riusciva ad addormentarsi se suo papà non era a casa. E ho trovato struggente l’immagine di un bimbo che esce di casa tardi e va al bar per trascinare a casa il padre, spesso ubriaco, per potersi addormentare. Così come si può capire tanto di Ronaldo se lo si immagina a dodici anni, con un cartellino appeso al collo, prendere il volo da Madeira a Lisbona, completamente solo, ma già con una forza d’animo mostruosa per riuscire a realizzare il suo sogno". 
 
Fra le righe del libro emerge, effettivamente, un Ronaldo più umano. 
"Perché lui lo è. E’ certamente un essere umano più complesso del superuomo che viene venduto e che piace a quattro quinti del mondo. Certo, ha una forza di volontà superiore, una fenomenale capacità di raggiungere gli obiettivi, ma è anche una persona che ha continua necessità di sentirsi amato e riconosciuto come il più forte".