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Sono passati quasi dieci anni dal provino che Rodrigo Bentancur, quasi per caso, fece per il Boca Juniors. Figlio del presidente del Club Artesano, dove mosse i primi passi, Bentancur venne convinto a fatica proprio dal padre a giocare durante i provini che il Boca aveva in programma nella sede del club uruguaiano. Controvoglia, Rodrigo si mette a correre e calciare e, senza nemmeno farlo apposta, convince ​Daniel Fernandez con il Profe Horacio Anselmi, gli emissari spediti in Uruguay dalla squadra di Buenos Aires. "Il ragazzo ha tutto" proferisce Anselmi, un santone per gli zeneizes, al padre di Rodrigo, che in fretta e furia organizza un nuovo incontro, questa volta in Argentina. 

In un dicembre tutto particolare, il giovane Bentancur arriva così nella capitale argentina, pronto a cominciare un percorso che - dieci anni dopo - lo consacrerà come uno dei più forti centrocampisti della Serie A. Già, perché dopo le giovanili al Boca, ecco che arriva un'altra chiamata, ancora una volta quasi casuale. La Juventus, infatti, lo seleziona a sua volta come opzione per il futuro, nell'ambito dell'affare che riporta Carlitos Tevez a calcare nuovamente i campi patri. Siamo nel 2015, la metà di un cammino che stasera, 26 giugno 2020, potrebbe portarlo a festeggiare la sua 100^ presenza con la maglietta della Juventus. Un traguardo importante, non da tutti per lo meno, specialmente quando hai la carta d'identità che recita, appena, 23 anni.

Festeggiati da poco, tra l'altro. Infatti, se stasera sarà in campo allo Stadium, appena ieri Bentancur si è "preso" gli auguri di tutto il mondo Juventus, e non solo. Segno delle attenzioni che il calcio ha messo sulla sua carriera, una rapida ascesa che quest'anno, sotto la guida di Maurizio Sarri, ha trovato consacrazione. Bentancur, infatti, da underdog ha scalato le gerarchie della squadra: se Emre Can è stato ceduto, Pjanic lo sarà quasi certamente e Khedira potrebbe non essere rinnovato, in parte, è anche colpa sua. Non solo perché sembra ormai chiara la scelta della società, ma anche perché da solo, Bentancur, riesce ad incarnare parte delle qualità di ognuno dei tre sopracitati. Ha parte della duttilità di Emre Can, tanto che quest'anno ha girato ovunque, tra mediana e trequarti. Ha una parte anche della tecnica di Pjanic, meno brillante forse ad un primo sguardo, votata alla pulizia del tocco piuttosto che alla raffinatezza, ma riesce a non sfigurare nemmeno contro avversari più tenaci. Ed ha parte del fisico, dei tempi d'inserimento talvolta, di Sami Khedira: come il tedesco, può fare la mezzala d'inserimento, garantendo però più palleggio nel giro palla. 

Insomma, cento presenze per un giocatore unico, ma al contempo universale. L'anno prossimo ci sarà ancora lui nel cuore della formazione juventina, cambieranno i compagni, ma la certezza resta la sua presenza: con l'obiettivo, ovviamente, di festeggiare la duecentesima il prima possibile - e con qualche altro trofeo in mano -.