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“È, insieme a Cristiana Girelli, la più forte centravanti italiana” così Stefano Braghin, Head of Juventus Women ha definito qualche mese fa Chiara Beccari. 19 anni compiuti da qualche giorno, la tranquillità di chi sa di avere una carriera davanti con la fame di chi vuole continuare a brillare e a tagliare traguardi. Un sogno realizzato: 18 anni e un Mondiale disputato da protagonista in estate agli ordini di Milena Bertolini. Il suo talento tangibile, il coraggio che mette in campo in ogni gara anche. Senza mai scordare che è la seconda stagione di Chiara in questa Serie A femminile. Dopo l’esperienza al Como Women ha scelto il Sassuolo per mettersi in gioco in questa stagione. 

Partiamo da Sassuolo, cosa ti ha spinta a scegliere il club?
 “Credo sia la piazza giusta dove crescere. Un ambiente tranquillo in cui poter proseguire il mio cammino di crescita. Credo mi possa aiutare ad avere quello che calcisticamente mi manca ma anche che mi permetta di crescere come persona”.
 
Come ti trovi con Sabatino?
 “Bene. Sono felice di poter condividere il campo con lei. Per caratteristiche secondo me ci completiamo, in campo lei parla molto, mi consiglia spesso”.
 
In estate si diceva dovessi tornare alla Juve dopo la super stagione al Como Women, cosa c’è di vero e da dove deriva la scelta di andare nuovamente in prestito?
 “Si pensava ad un ritorno a Torino, è vero. Non c’era però nulla di certo: ho fatto un colloquio con Stefano Braghin e con Claudia, la mia procuratrice, tutti e tre insieme abbiamo convenuto che per continuare a crescere la scelta migliore fosse andare in prestito un altro anno”.
 
Parlando di estate, meno di un anno fa dicevi che sognavi di giocare un Mondiale, ora hai anche scritto un record essendo l’italiana più giovane a giocare titolare (insieme a Dragoni), che effetto ti fa? 
 “Una grande emozione, un sogno realizzato. L’obiettivo iniziale era rientrare nelle 23 convocate, poi vedermi titolare tutte le partite è stato un grande traguardo. La Nazionale per me è motivo di orgoglio, la maglia dell’esordio assoluto contro la Colombia l’ho incorniciata, è a casa dei miei genitori a San Marino”.
 
Quanto però questo ti fa sentire pressione, un Mondiale, 18 anni?
 “Durante il Mondiale non sentivo pressioni, mi sono goduta il momento. Dopo non nego siano arrivati i pensieri: ad esempio quello di dover dimostrare di poter continuare a stare lì. Poi ho capito che in campo non mi aiutava avere questi pensieri, ora infatti sono più tranquilla”.
 
Ci racconti quando hai scoperto che saresti stata tra le 23 che partivano per Auckland?
 “Ero a Como, avevo l’orale di maturità il giorno seguente. Ero in hotel e stavo ripassando ma da circa un’ora continuavo ad aggiornare il sito della FIGC in attesa dell’uscita delle convocazioni. Ho subito chiamato i miei genitori, mia mamma si è messa a piangere, erano entrambi molto contenti. Inizialmente volevano venire anche in Nuova Zelanda, poi alla fine non sono riusciti”. 
 
Maturità e Mondiale, come li hai conciliati?
“Un periodo pieno di impegni, nelle settimane prima del Mondiale ho preso anche la patente quindi nel fine settimana tornavo a Como per prendere la patente. Ho spostato l’orale della maturità per non saltare gli allenamenti e giocarmi tutte le mie carte. Quindi abbiamo scelto insieme alla Nazionale un giorno in cui potessi essere libera e potessi fare l’orale senza saltare allenamenti, che poi era il giorno in cui sono partita per la Nuova Zelanda”.
 
Come hai scoperto che avresti giocato titolare contro l’Argentina?
“Durante la riunione tecnica, ha dato la formazione, mi batteva il cuore. Leggere il mio nome accanto a quelle giocatrici è stato come realizzare un sogno. Io le guardavo in tv fino a due anni fa, trovarmi lì è stato grande. Poi ho pensato che avrei dovuto giocare cercando di essere tranquilla, di fare ciò che sapevo e dare il massimo, ero davvero orgogliosa”.
 
Per la prima gara c’era anche il tutto esaurito…
“Per me era la prima volta che mi trovavo a giocare davanti a tutta quella gente, è stato emozionante, da pelle d’oca. Mi ha colpito che fin dai primi minuti non riuscivo a sentire le mie compagne in campo che mi parlavano”.
 
Mi hanno colpito i tifosi ad Auckland con il cartello “Chiara ti amo”
“Erano dei ragazzi, credo neozelandesi. Sono cose che ovviamente fanno piacere, quando vedi che la gente ti segue e ti supporta. Non mi era mai successo che qualche tifoso facesse una cosa simile per me”.
 
Dopo tutti i traguardi raggiunti però non dimentichiamo che hai 19 anni. Una cosa che colpisce di te è la tua umiltà, qual è il tuo segreto?
 “Credo di essere cresciuta in ambienti che mi hanno sempre aiutata in questo. Partendo dalla mia famiglia che mi ha sempre seguita e mi ha sempre fatto capire l’importanza di mantenere i piedi per terra. Poi anche tutte le persone che ho avuto attorno: amici, allenatori, compagne, credo che questo poi lo porti dietro per la vita”.
 
Hai parlato di famiglia, tuo papà era un giocatore di baseball, tu come hai iniziato a giocare a calcio?  
“Mi piaceva il calcio. Da piccola giocavo sia a scuola con i miei compagni che a casa con mio zio. Un giorno ho detto a mia mamma che avrei voluto giocare a calcio e mi ha detto che andava bene, nella mia famiglia non ci sono pregiudizi sul fatto che il calcio sia uno sport da maschi per fortuna. A San Marino c’era la squadra femminile e quindi mia mamma mi ha portata lì a giocare quando avevo otto anni”.
 
“Piccola e speciale” così ti ha definita Cristiana Girelli qualche giorno fa, tu hai più volte detto di ispirarti a lei con cui hai condiviso anche il Mondiale, poi l’ingresso in campo insieme contro la Svezia, che emozione è?
 “Enorme. Lei per me è un punto di riferimento. L’ho sempre guardata in tv fino a pochi anni prima. Giocare un Mondiale con lei per me è stato un grande traguardo personale, un piccolo sogno realizzato. Anche entrare in campo con lei è stata una bella emozione”.
 
Ti ha dato dei consigli particolari Girelli?
“Mi ha sempre aiutata, dandomi consigli in campo e fuori. Al Mondiale per esempio mi diceva di giocare libera di testa, di non pensare al palcoscenico in cui fossi ma di godermi ogni istante e giocare come sapevo. Prima del Mondiale mi ha regalato la sua maglia che ora tengo appesa in camera qui a Sassuolo. Anche dopo il Mondiale mi ha detto di continuare a essere libera, di non farmi pressioni da sola, è stata molto utile”.
 
Domenica una gara che per te ha un sapore speciale: la Juventus…
 “Una carica in più. La Juve è la squadra che ha puntato su di me quando ero piccola dopo i primi passi alla San Marino Academy. A Torino sono cresciuta, quindi questo ha un sapore speciale. Mi fa sempre un certo effetto, è una partita sempre sentita”.
 
Cosa ti aspetti dal Sassuolo contro la Juve?
 “Entreremo in campo per vincere. Siamo consapevoli di essere una buona squadra e proveremo a fare la nostra partita, indipendentemente dall’avversario”.
 
Ora un sogno l’hai realizzato, ne hai altri per il futuro?
 “Mi piacerebbe giocare una Champions League, essendo protagonista e magari vincere un trofeo con la Nazionale, magari un Mondiale…”.