commenta
Negli ultimi anni l’Italia sta vivendo un periodo di perenne campagna elettorale. Per fare un parallelo: il calcio italiano vive una perenne stagione di calciomercato. Dal 31 agosto in poi torneremo a parlare di acquisti e cessioni, di mercato di riparazione, in vista di gennaio. Il calciomercato come elemento salvifico, calato dall’alto, che di colpo risolve ogni problema e regala alla Juventus nuova linfa, che permetterà alla Vecchia Signora di tornare a competere in Italia e in Europa. Ieri sera le parole di Pavel Nedved: “Vedendo la formazione di oggi, stiamo valutando seriamente di tornare sul mercato”. Ma l’11 disposto da Allegri non era sufficiente, quantomeno, per impensierire una Sampdoria in emergenza?
 
Evidentemente no, occorre intervenire nuovamente sul mercato. Sia chiaro: la Juventus ha delle lacune, ha in rosa calciatori che, viste le prestazioni, nel passato sono stati sopravvalutati e non hanno risposto positivamente alle aspettative. Questo è innegabile. Come è innegabile il fatto che i bianconeri, ancora una volta, l’ennesima, debbano fare i conti con un’infermeria piena.
 
Certe cose, però, non si comprano. Non si compra l’identità di squadra, non si compra la voglia di fare una corsa in più per coprire il compagno, non si compra la grinta per vincere i contrasti e arrivare per primi sulle seconde palle. E ancora: non si compra un’idea di gioco che non risulti prevedibile e facilmente leggibile dalla squadra avversaria. Non si compra la personalità di andare a prendere palla dai difensori e far girare palla, invece di nascondersi alle spalle dell’avversario.
 
La partita di ieri sera contro la Sampdoria lo dimostra una volta di più, ed è lo stesso copione dell’anno scorso. Questa Juventus ha problemi profondi, le responsabilità sono condivise, che non si possono risolvere con l’intervento del dio mercato che, dall’alto, ci regalerà una Juventus più competitiva, più vogliosa, più squadra. Quello che serve va cercato all'interno e non all'esterno.