IN BIANCONERO - Come ha raccontato La Gazzetta dello Sport, Bangsbo pedalava sulla fascia e teneva bene il ritmo dello studio: due lauree post campo, una in matematica e un'altra in scienze, oltre a un master in fisiologia dello sport (materia di cui è diventato praticamente il massimo esponente). La sua curiosità è andata oltre le scorribande da una metà campo all'altra: ha scritto libri di tecnica, ha affinato la sua conoscenza tattica. Si è dedicato totalmente alla preparazione dei calciatori, andando a limare anche i dettagli dell'alimentazione. Si è creato una strada, dal nulla. Semplicemente spinto dalla voglia di conoscere tutti i particolari dello sport che gli ha dato ogni beneficio. Ancelotti lo scelse per dare un imprinting diverso alla sua squadra: allora era già consulente di Uefa e Fifa, e nel tempo ha accumulato un curriculum niente male. Dalla nazionale danese all'Ajax, passando per Porto e Liverpool.
CON LIPPI - Torino gli piacque subito, e con l'attuale tecnico del Napoli ci si riuniva ogni 10 giorni. Ci si aggiornava, si valutava. Bangsbo proponeva le sue teorie che si basano essenzialmente su una frase fissa: la preparazione funziona se fatta soprattutto con il pallone al piede. Lippi, nel 2001, dovette fare a meno di Narciso Pezzotti (volato al Monaco da Deschamps): fu Moggi a proporgli Bangsbo, e a Bangsbo fu proposto un contratto a tempo indeterminato. La Juve cambiò metodi di lavoro, funzionò tutto alla perfezione. Meno palestra, più campo. Gasperini, che all'epoca allenava la Primavera della Juventus, n'è rimasto evidentemente folgorato. Ora spera che quel miracolo si ripeta, più o meno in fretta, con la sua Atalanta.