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Vanno separati due estremi da questa vittoria della Juventus. Il primo: tante assenze, tanti giocatori che non possono riposare, il risultato è una squadra sulle gambe e quindi anche in debito di idee, oltre che di ossigeno. Il secondo: cosa vuol dire arrivare al 6 marzo e faticare a uscire palla al piede davanti al pressing dello Spezia? E la rigiriamo: cosa vuol dire uno Spezia che invece, al contrario, supera agilmente la propria metà campo? Qualcosa va rivisto, probabilmente. Ma proprio nelle idee, sicuramente nelle intenzioni. 

POSSIBILE CHIEDERE DI PIU'? - E' allora possibile chiedere di più alla Juventus? Possibile immaginarsi un gioco, una traccia, una storia differente dalla sofferenza contro le piccole. La media accumulata contro le ultime dieci della classifica parla di 2,2 punti a partita: è la quarta del campionato, perfettamente in linea con la stagione che sta facendo la squadra di Allegri. Che fa bene a evitare i discorsi populisti sullo scudetto: ci sono troppi effetti collaterali in questa medicina difensiva, dove conta tutto ma sopra ogni altra cosa conta il risultato. Ci sta, è il mezzo più utile al fine che si è posto il tecnico per evitare un fallimento che sembrava annunciato. Però che sottile, la differenza tra una vittoria di corto muso e un pareggio da ripensarci per giornate e giornate. 

DIFFICILE DA ACCETTARE - Eccola qui, si allarga sugli orizzonti social un'altra settimana di parole e polemiche, di una Juve bassa e sterile, ma anche stoica nel saper reggere l'urto delle tante assenze. Chi pensava che con Vlahovic la squadra avrebbe risolto tutte le questioni legate all'idea di gioco, si è trovato di fronte a una rara certezza: i giocatori rendono sempre in un contesto che li mette a proprio agio. Quando la Juve fisicamente ha retto e prodotto, allora Dusan è stato il terminale offensivo prefetto; quando, come stasera, il fiato è venuto a mancare e lo Spezia ha ballato negli errori bianconeri (ma senza pungere), Dusan ha faticato com'era normale che fosse all'ottava partita di fila. Il momento è questo: è stringere i denti, provare a fare risultati, arrivare allo scontro diretto con l'Inter a distanza ridotta e pregare che il quarto posto s'incastri alla perfezione nel mentre. La stagione però è stata esattamente questa: mai un progresso dal punto di vista delle idee, solo vestiti pret-a-porter confezionati su misura sugli avversari. E' accettabile, alla Juventus?