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Carlo Ancelotti e la Juventus, storia di un amore mai sbocciato e di una rivalità infinita, pronta a rinnovarsi con la sfida in programma domenica allo stadio San Paolo. L'allenatore del Napoli ha parlato in un'intervista a La Stampa: "La classifica non mente, merito della Juve e demerito nostro. Loro sono sopra la media, noi dentro una media molto elevata. Abbiamo sbagliato poche partite e fatto un buon campionato, ma è un giudizio annacquato dalla straordinarietà della Juventus. Verranno qui per chiudere la pratica scudetto sfruttando le loro caratteristiche: difesa solida, contropiede, agonismo, velocità. Cristiano Ronaldo è molto motivato e concentrato su quanto deve fare. È sempre uguale. A lui non devi dire molto, è uno di quei giocatori che è meglio ascoltare".

NAPOLI COMPETITIVO - "Il Napoli può e deve riuscire a competere con la Juve, altrimenti non sarei venuto qui. Prima o poi vinceremo, sono sicuro. Lo stress da panchina? Se lo conoscessi, avrei accettato di allenare la Nazionale, ma io ho bisogno di lavorare tutti i giorni. Questa città non trasmette tensioni, ma molto amore. Anche se le cose non vanno bene. A Napoli c’è un clima ovattato, la gente non si prende troppo sul serio. E ci sono meno problemi di quello che sembra da fuori. E io sono uno del Nord... Il gruppo dei giocatori è meno formato rispetto a Real, Bayern o Chelsea per esempio, quindi puoi incidere di più. In questo mi ricorda l’esperienza al Milan. De Laurentiis è simile a Berlusconi, gestisce la società come una grande famiglia. E io mi sento uno di famiglia".

MERET COME BUFFON - "Meret è un grande talento, a livello tecnico mi ricorda il primo Buffon. Ha avuto tanti problemi fisici e quindi è un po’ apprensivo, ma con il tempo guadagnerà in personalità".

SU KOULIBALY  - "Appartiene alla categoria di Maldini, Thuram, Thiago Silva e Sergio Ramos. È molto intelligente, di solito chi è così forte e veloce pensa che non serva altro per risolvere i problemi. Io divido i giocatori in ottimisti e pessimisti. Lui è pessimista, sa che non basta solo quello. Per cui è molto attento e ha una forte personalità".

SU INSIGNE - "Può crescere ancora? No, la sua crescita sta nel trovare continuità. Deve raggiungerla anche attraverso le pause, basta che non siano ripetute. Al talento non puoi chiedere troppo: nel Real a Ronaldo piaceva giocare a sinistra, avrebbe dovuto lavorare anche in copertura, ma neanche ci provavo. Preferivo aggiustarmi sacrificando altri. Sacchi si arrabbiava con Van Basten perché correva poco, lo facevo io volentieri per lui. E Marco mi diceva 'dammi la palla e corri ad abbracciarmi'".