All’opposto per la Juve, ma con lo stesso aggettivo: “provvisorio”. La squadra non rischia crisi d’identità, ma mai s’era visto, a Torino un interludio siffatto, un balletto dell’incertezza, degno dei dubbi di Amleto: Allegri o non Allegri? Se l’allenatore toscano resterà, la squadra dovrebbe essere rivoluzionata, perché questi sono i suoi desiderata. Una rivoluzione che, per altro, non si addice al carattere resiliente, incline all’adattamento di Allegri.
Ma davvero questa rosa è da rifare? A occhio e croce si direbbe di no. L’unico vulnus, ripetuto da più d’un osservatore, è il centrocampo. L’attacco è formidabile, i terzini non sono da meno e, dunque, che rivoluzione andrebbe attuata? Forse un centrale giovane e affidabile. Molti paventano un allontanamento della qualità (Dybala, Cancelo, lo stesso Spinazzola) a favore di….? Già di chi e di che cosa?
Sembra davvero impossibile disciplinare, in parte, Cancelo in fase difensiva e fare in modo che Dybala possa convivere con Ronaldo? A soffrire, quest’anno sono stati Matuidi, Bentancur e Pjanic. Ramsey, in arrivo, è un centrocampista votato all’attacco, che non sarebbe del tutto a suo agio nella fase difensiva e aprirebbe problemi sulla tenuta arretrata del reparto. La domanda finale, dopo questa rivoluzione, giunge doverosa: restando Allegri "dovremo cambiare tutto per non cambiare niente", come nel "Gattopardo"?