I NO DI ALLEGRI - Sì, perché quando Ancelotti ha vacillato davanti alla proposta del Brasile - poi accettata, ma solo con la condizione di chiudere dolcemente e con un anno di ritardo il rapporto con il Real - nella prima lista dei possibili successori alla casa blanca, Florentino Perez avrà sicuramente immaginato il pragmatismo di Massimiliano Allegri. Che stavolta, chissà, probabilmente non avrebbe detto 'no', con una Juve certamente sottotono e senza coppe, con un ambiente per molti versi dissimile da quello che aveva portato ai fasti, fino alla doppia finale di Champions League. Stanotte, Max ritroverà un pezzo di passato guardando a Cardiff, ma anche rileggendo vecchi messaggi scambiati con il board madrileno. "Al Madrid ho detto no due volte - aveva raccontato a GQ -. La prima è stata mentre ero in fase di rinnovo con la Juventus. Dissi al presidente che avevo già dato la mia parola ad Andrea Agnelli".
AGNELLI, CARDIFF E I GRAN RIFIUTI - Già, perché prima di Cardiff era l'indiziato principale per riorganizzare quel Real che poi ripartì, fino a vincere la coppa. Allegri proseguì anche grazie a un rinnovo di contratto e all'amicizia fortissima con Andrea Agnelli, consolidatasi anche nella bufera. E' per Agnelli che rifiutò la seconda volta, quando fu richiamato a Torino per sostituire Andrea Pirlo, ripudiato dopo un anno di esperimento. Allegri aveva quasi fatto tutto con l'Inter, ma il Madrid era l'opzione forse più concreta. Una telefonata del Presidente e il mondo fu di nuovo in bianconero. Sfumature decisive, che oggi lo collocano dall'altra parte della storia. Quella più in salita.