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E’ vero: le Juventus di Sarri e Pirlo, a metà campionato o quasi, avevano più punti di questa, firmata Allegri. Però, in quelle Juventus giocava Cristiano Ronaldo, in quella di Allegri II no. Ora sembra che il punto sia la punta o meglio il centravanti. Ma CR7 lo era? No, comunque, in un modo o nell’altro, segnava sempre o quasi. 

Anche con Ronaldo, d’altra parte, le ultime stagioni juventine furono in declino e non pare che, attualmente, il campione portoghese riesca più di tanto a sollevare le sorti dello United. Purtroppo, il caso Juve pare più complicato e non si risolve con un’altra punta oltre Kean e Morata. Non si risolve, soprattutto, col metodo del mercato a toppa utilizzato negli ultimi anni. Ovvero la copertura, last minute, di una falla qui e una falla là. Già, ma che dovresti fare, in navigazione, se non provare a far galleggiare la barca? Forse controllare la barca prima di partire.

In mezzo al mare non resta che evitare di affondare, senza cercare di arrivare primi. Il metodo della toppa non è indolore perché è rischioso e costa: chi vende, se il compratore ha fretta o bisogno, tiene il coltello dalla parte del manico a meno che non si viri su famigerati e troppo cari (per lo stipendio) parametri zero, tra l’altro non dietro l’angolo. Insomma il dilemma è questo: meglio tornare piano, piano in cantiere, procedere con le verifiche, mappare le emergenze e per ognuna, provare a trovare un rimedio oppure “Dai! Pigliamo Scamacca o Witsel (per favore no!) e vedrai che almeno quarti si arriva?” Salvare la stagione, cioè arrivare in zona Champions, anche a prezzo di esborsi notevoli o rischiare la partecipazione Champions, prendere tempo e programmare attentamente costi e benefici?

Ultimamente abbiamo provato a finire nel “meno peggiore” dei modi, peggiorando un po’ ogni anno, convinti che l’intelaiatura della squadra fosse buona e che bastasse qualche innesto. Ora però, quegli innesti mediocri sono diventati l’intelaiatura mediocre e smontare per rimontare in corsa un intero assetto è difficile. Manca il tempo. Quindi, visto che nessuno vuole certi giocatori bianconeri a certi stipendi (Arthur, Rabiot, Ramsey), non potendo più aspettare, la Juve deve rischiare: vendere sottocosto Kulusevski (che magari “esplode” da qualche altra parte) o “il meno dotato”, sulla carta, del centrocampo, quel McKennie arrivato come rincalzo di buona volontà. Con gli incassi, provare poi ad acquistare il centrocampista di lotta e di governo, che manca da troppo tempo. Uno che non usi il fioretto o la lima per unghie come Bentancur. Tutto ciò per sperare di bissare il “successo” dell’anno scorso ovvero arrivare quarti. Comunque una certezza c’è: nella Champions, a questo punto,   peggio di Sarri e Pirlo non si può fare.