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Poi al Castellani ci ha pensato Allegri. A metterci la faccia, a tramandare determinati concetti. Ad urlarle, certe paure. Perché quando tutto rischia di naufragare, la carota non basta più: e il bastone deve necessariamente tramutarsi in poche, semplici, chiare frasi. Non da sergente, ma da uomo più esperto. Che non ha intenzione di abdicare dal trono dei grandissimi. 

ABITUDINE - A Empoli gli ha dato una mano Leonardo Bonucci, tornato in bianconero anche e soprattutto per il vuoto di leadership causato dai saluti di Gianluigi Buffon. A prendersi la scena è rimasto ovviamente l'allenatore toscano, abituato a dare la scossa quando la Juve va in pausa e il disco non riesce a girare. Ci vuole calma, del resto. Lo dice sempre Max, anche se predica bene e razzola a suo modo. Come quel 28 ottobre del 2015, come ricorda La Gazzetta dello Sport: sembrava tutto finito, bianconeri a -11 dalla Roma e... le urla. Ancora. A scuotere e a far reagire. Risultato finale: arriva un altro scudetto. A cui ne seguirà ancora un altro, e poi un altro.  

CON LEO - A proposito di Bonucci: la lavata di testa, quella che poi ha portato allo sgabello con il Porto, Leo non l'ha dimenticata. Anzi: per metabolizzarla, ha impiegato più del previsto (con tanto di cessione nel bel mezzo della storia). A Carpi lanciò un cappotto, a Ferrara invece un soprabito. Troppi rischi. Troppo soffrire. E Benatia? "Devi stare zitto!", gli aveva urlato. Indicibile quanto accaduto dopo il 3-2 di Higuain, a San Siro e contro l'Inter, che è valso mezzo scudetto. Perché alla fine ha ragione Max: per ottenere il massimo, serve alzare il livello del gioco. Apparentemente, anche quello del volume. 

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@Cricor9