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Ha detto tutto Allegri, nella conferenza stampa post Maccabi: Adrien Rabiot è nell'età della maturazione. A 27 anni non puoi non sapere se sei carne o sei pesce. A 27 anni hai già messo nel bagagliaio le batoste giuste, gli infortuni, fatto a pezzi quei cumuli di sfortuna e reagito con consapevolezza. Puoi affinarti, non più crescere. Tutto quello che sei è ciò che sei diventato, e lo step successivo diventa solo specializzazione. Ora, dunque, cosa aspettarsi da Rabiot? Copertura e fisicità? Gol a grappoli? Inserimenti incredibili e potenzialmente devastanti? 

NORMALIZZATO - La verità è che Adrien può e dovrebbe garantire tutto questo. Non solo per la sua fluidità nelle due fasi, ma anche per quel "motore diverso" che lo rende appunto differentemente da quasi tutti i giocatori in Serie A. Per capirci: se accelera, si percepisce. E se va dentro come un fulmine, a grandi falcate, gli serve soltanto una luce e lui corre a tenerla viva. In questo senso, il ritorno di un regista offensivo dai guizzi di Di Maria gli dà una mano anche in questo senso. Se vede il Fideo in possesso, lui si butta dentro. E aumenta naturalmente la fiducia. 

MIGLIORAMENTI - Fiducia, sì, motore fondamentale. Ma a esser onesti, il miglioramento di Rabiot è parso generale. Allegri ha raccontato dei passi in avanti in interdizione, nella qualità del passaggio, nella pulizia di tantissimi interventi. Sono tornate, insomma, quelle "13-14 cose buone a partita", quelle che "pesavano sempre". E che sono mancate. Di eventuali rinnovi, mamma Veronique e risposte extra campo, poi ci penseranno i protagonisti della storia. Intanto, guai a parlargli solo dei gol, perché il calcio "non è solo segnare". E il grande lavoro di Allegri è stato fargli capire proprio questo: può fare la differenza a prescindere dal suo nome sul tabellino.