commenta
Antico proverbio cinese: “Siediti sulla riva del fiume e attendi con pazienza. Prima o poi vedrai passare i cadaveri dei tuoi nemici”. La saggia metafora orientale si adatta perfettamente a Massimiliano Allegri con riferimento a ciò che sta accadendo alla Juventus come squadra e all’interno della società bianconera. Il tecnico livornese è scomparso dalle scene pubbliche dal giorno in cui venne congedato dal presidente bianconero Andrea Agnelli su scellerato consiglio del suo amico di matita Nedved. In virtù del suo pedigree professionale non avrebbe avuto difficoltà a trovare una diversa sistemazione anche in club europei importanti. Ha sempre rifiutato ciascuna offerta, assai lucrosa, scegliendo di vivere quello che lui volle definire il suo anno sabbatico. Nel mentre la Juventus prima vedeva fallire il progetto Sarri e ora, alle prese la scommessa Pirlo, deve prendere atto che i conti non tornano.

E’ tornato, invece, Massimiliano Allegri che ieri sera sui canali di Sky ha parlato a cuore aperto di tutto e di più. Dal calcio in generale al suo stato d’animo di allenatore in parcheggio. Di campioni e di giovani emergenti. Della necessaria empatia tra giocatori e mister. Di nazionale e di tattiche assortite. Di vecchie ruggini con Sacchi e di licenziamenti senza sbattimenti di porte come il suo. Un Allegri, come al solito, sincero e niente ruffiano. Realista e basta che ha voluto chiudere confessando che sente essere arrivato il momento di tornare nella mischia e che non esclude la possibilità che il suo futuro prossimo sia proprio nuovamente con la Juventus. Uno scenario che dovrebbe far tornare un minimo di sorriso sul volto dei tifosi bianconeri e non solo su quello di coloro che vengono definiti come i vedovi di Max.

Dopo il ciclo aperto e chiuso di Antonio Conte, Allegri è stato il tecnico bianconero il quale non soltanto ha vinto molto ma che soprattutto era riuscito a dare forma e identità precise alla squadra. Il suo modo di intendere e di fare calcio poteva anche non piacere agli esteti, ma aveva un senso compiuto. Il suo stare in panchina e vivere la partita non prevedeva le sceneggiate di Sarri, ma neppure l’atteggiamento ascetico di Pirlo. Il suo gestire il gruppo nello spogliatoio e quando era il momento di parlarne con i media era improntato ad un equilibrio adulto e consapevole al quale non occorrono effetti speciali per farsi capire. I quasi due anni di stop non lo hanno cambiato e l’Allegri che oggi potrebbe tornare alla Juventus sarebbe esattamente identico a quello che era stato congedato.

Personalmente sono convinto che la soluzione di Allegri sia l’unica percorribile dalla Juventus per poter uscire dall’equivoco che si è cucita addosso con la scelta sicuramente coraggiosa ma di fatto avventurosa di Pirlo. Lo stesso “maestro” avrebbe così l’opportunità di capire che si era caricato sulle spalle un peso troppo grosso. Il suo momento verrà. Ma non è adesso. Ora, invece, occorre che Andrea Agnelli torni ad essere persona seria e pragmatica. Smetta di essere rancoroso e permaloso, come con Del Piero prima e con Allegri poi, e faccia ciò che la Juventus fece a suo tempo quando, dopo la sciagurata esperienza con Maifredi, richiamò Trapattoni dall’Inter. Soprattutto il presidente disattivi il cervello confuso dei suoi più stretti collaboratori, Paratici e Nedved. Non è difficile. Max Allegri è lì che aspetta, seduto sulla riva del fiume.