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Il Presidente Agnelli parla all'Assemblea degli Azionisti. Nella seconda parte del suo discorso, diversi riferimenti al tema Superlega. Qui la PARTE 1; qui la PARTE 3.

5 DIMENSIONI JUVE - "Cosa farà la Juventus? Cos'è stato dal 2014 al 2018? L'impatto del Covid? Abbiamo comunicato gli effetti diretti e indiretti. Andremo a pulire gli effetti del Covid al termine della stagione, la società a fine 2019 era venuta a chiedere l'approvazione di un piano. Ma ciò che ha bloccato e lasciato il Covid non è stato cancellato. Il nostro piano era credibile, porta inevitabilmente perdite nei primi anni. Era però un piano credibile e lo è ancora oggi, può ripartire grazie all'aumento di capitale che sottoponiamo alla vostra attenzione. Delle tesi sottostanti sul principio che ci ha portato alla richiesta, è cambiato. Andiamo verso un ritorno verso la credibilità. Si deve declinare su 5 dimensioni: lato finanziario e sostenibilità sul lungo termine - volontà enunciate più volte, ma per rafforzare questo principio nel medio termine sarà intenzione della società chiamare un Investor Day nel corso del 2022 in cui segnalare targhe che possano permettere agli azionisti e investitori di calibrarsi su obiettivi che andremo a definire -, deve esserci dimensione gestionale, poiché l'industria ha la cattiva abitudine di misurarsi sul fatturato, la continua ricerca di maggior fatturato che non vuol dire eccellenza gestionale. Andremo a strutturarci su ciò che ha maggior margine sulla società. E' famoso un modo di dire: il fatturato è vanità, il profitto è sanità, la cassa è regina. Sarà ricerca del profitto, non del fatturato. La terza dimensione: un comitato S&G. Trend in corso da tanti anni, è stata consegnata solo una testimonianza. Ma vogliamo integrare le strategie societarie, sempre di più. Col nuovo consiglio andremo a istituire un comitato ad hoc che avrà il compito di valutare ciò che è stato fatto. Quarta dimensione: politica. Continuare ad essere all'avanguardia e tenere la definizione delle politiche sportive dell'industria". 

GOVERNANCE DA RIVEDERE - "Da questo punto di vista, sul contesto macro-economico della società, oltre i risultati avuti sfido chiunque che l'attuale piramide del calcio professionistico sia soddisfacente. Sento lamentarsi chiunque. Quello che trovo sorprendente è che ogni proposta e tentativo di riformare l'industria, venga accantonata. Sia sulle competizioni, sulla governance, sullo sviluppo commerciale. Prendendo la nostra lega, se penso allo sviluppo delle competizioni: si parla di troppe partite? Si può ridurre il numero di squadre, ma non va bene a tutti. Qualsiasi proposta, avendo attori disomogenei, non potrà mai trovare la soddisfazione del sistema. Questo meccanismo di governance non permette a chiunque di assumere una leadership. Chi ha i voti, non ha il peso e viceversa. Questa bilancia deve trovare una sua formulazione".

CHAMPIONS E SUPERLEGA - "Non posso che ricordare ho collaborato più che lealmente un sistema instabile. Non tutela gli investitori. E non tutela il valore sportivo da quando la quarta classificata di un paese, come l'Italia, ha maggiori diritti di un campione di un altro campionato, non è una logica meritocratica ma commerciale. Cito sempre tre squadre che vengono ricordate in tanti contesti: Juve, Real Madrid e Barcellona, non hanno vinto il campionato domestico. E partecipiamo alla Champions. Tante squadre che hanno vinto il campionato, non lo fanno. Logiche commerciali hanno dettato questo. Si gridò allo scandalo. In realtà abbiamo creato la Champions League, definita da chiunque come una delle migliori competizioni sportive al mondo. Le decisioni prese a fine anni Ottanta hanno portato, al netto di quei commenti, a un cambiamento che poi ha portato uno dei migliori tornei al mondo". 

SUPERLEGA - "La nascita della Superlega, che aveva due considerazioni mai prese in conto, l'accordo con Uefa e Fifa e la possibilità di procedere al riconoscimento di poter organizzare una seconda o terza competizione, è stata la constatazione da parte di 12 club che le obsolete impalcature della lettera inviata, su cui si regge il calcio sta rifiutando il cambiamento per mantenere una classe politica che non rischia, non compete ma vuole incassare. Non mi voglio arrendere non l'ho fatto ieri, non lo farò domani. Il sistema ha bisogno di un cambiamento e la Juve vuole farne parte. Ma solo attraverso il dialogo costruttivo, per tutti".