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    Addio alibi, arriva Tudor. Il dna Juventus esiste e lo dimostrerà

    Addio alibi, arriva Tudor. Il dna Juventus esiste e lo dimostrerà

    • Cristiano Corbo
      Cristiano Corbo
    C’è sempre qualcosa di paradossale nel cambio di un allenatore: chi fino a ieri era il fulcro di ogni discorso, nel giro di poche ore diventa un ricordo sbiadito, un meme sui social, un motivo di nostalgia o frustrazione. Inevitabilmente, finisce in secondo piano. L’era Thiago Motta alla Juventus è giunta al termine e le parole che fino a qualche giorno fa risuonavano forti ora sembrano solo un’eco lontana, udibile solo se ci si concentra. Igor Tudor è tornato anche per questo: perché il dibattito attorno alla gestione tecnica era diventato insostenibile, quasi quanto i rapporti all’interno dello spogliatoio.

    Si riparte allora dal gigante di Spalato, dall’uomo che, per tornare alla Juventus, ha rinunciato a 150mila euro e al club che più ha amato, l’Hajduk. Un sacrificio che dice tutto sulla sua determinazione. Al suo arrivo, pure oggi, aveva il sorriso di un bambino e lo sguardo di chi sa di aver raggiunto un obiettivo. Perché Tudor conosce bene la precarietà di questo mestiere e sa che certe occasioni passano una volta sola, anche se le hai sfiorate più volte. Devi saltare in corsa e capire dove il viaggio può portarti.



    La sua prima missione sarà ricompattare lo spogliatoio, perché all’ambiente è bastato già il suo nome per ritrovare una direzione. Il tifo è dalla sua parte, le incertezze sulla gestione tecnica passano in secondo piano, perché al centro di tutto ora c’è Tudor. Tudor, che sa cosa significhi la Juventus. Tudor, che incarna il DNA bianconero. Tudor, che in queste ore è stato riscoperto anche nei suoi vecchi pensieri, tra cui una frase che oggi pesa più che mai: “Alla Juventus sono arrivato a 20 anni e sono andato via a 28. Lì sono diventato uomo, anzi, ho capito come esserlo.”

    Torino è stata per anni la sua seconda casa, ogni volta che riusciva a staccarsi da Spalato. Anche ieri, durante il viaggio di ritorno, avrà ripercorso con la mente ogni dettaglio, ogni scenario possibile. Al suo primo giorno alla Continassa, un luogo che conosce come le sue tasche, ha messo subito i giocatori al centro delle sue attenzioni. Con chi doveva parlare? Chi andava rassicurato? Da dove nasce questa fragilità nei momenti chiave? Prima di tutto, bisogna individuare il problema. Poi evidenziarlo. E infine risolverlo. Sarà una terapia d’urto, immediata.

    C’è una frase fatta che in questo momento pesa più di altre, perché spesso le frasi fatte sono semplicemente verità universali: con l’arrivo di Igor Tudor, spariscono tutti gli alibi. I giocatori non potranno più nascondersi o scaricare le responsabilità. Niente sguardi bassi, niente scuse. Chi capirà davvero cosa significa essere alla Juventus avrà un futuro in questa squadra. Gli altri no. Tudor è qui per questo, e per mille altri motivi. Perché Thiago le aveva provate tutte, tranne la più semplice: cambiare sé stesso. Perché la Champions non può essere un’opzione. Perché essere juventini davvero è un valore, anche se non porta gol in classifica.

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