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Lele Adani ha parlato alla Gazzetta dello Sport dell'eliminazione dell'Italia: "Facciamo subito un distinguo: questa eliminazione è molto differente da quella contro la Svezia. Quella sconfitta lasciò solo macerie. Non si era costruito nulla prima e il gruppo era arrivato a un punto di rottura. Non voglio dare tutte le responsabilità a Ventura, ma la Nazionale di Mancini a differenza della sua ha compiuto un percorso dal punto di vista del gioco e della proposta che è stato riconosciuto da tutto il mondo del calcio. Sarebbe un autolesionismo abbandonare il solco creato dal Mancio dal nulla solo per un risultato, per quanto gravemente negativo".

MANCINI - «Io credo che nella mente di Roberto ci fosse l’idea di partecipare al Mondiale e poi cambiare. È la sua natura quella di cercare nuove sfide senza paura. Dopo questa sconfitta, però, non si è fatto prendere dall’impulso, come quando, per esempio, disse pubblicamente che avrebbe lasciato l’Inter dopo il ko con il Liverpool in Champions ed è un bene. Oltre tredici anni dopo è maturato e la sua scelta sarà ponderata e lucida. Ragionerà sul perché di questa eliminazione e sul rapporto con il suo gruppo: si sono dati tutto o si può andare avanti?».

BILANCIO MANCINI - «Roberto ha piantato un seme nel deserto, regalandoci una soddisfazione incredibile con la vittoria dell’Europeo in anni aridi per il calcio italiano. E poi non dimentichiamo che prima della sconfitta con la Macedonia del Nord, gli azzurri avevano perso una sola partita su 42, in Nations League con la Spagna e avevano stabilito il record di risultati utili consecutivi, 37. Prima di Mancini, il calcio andava avanti e noi eravamo rimasti indietro. Grazie a lui ci siamo riallineati. Per questo, al di là della sua permanenza o meno, mi auguro si continui con l’idea che ha innestato non solo nella Nazionale maggiore, ma anche nelle giovanili. Un’idea che è fatta dalla ricerca del dominio del gioco».

COS'E' CAMBIATO - «All’Europeo non avevamo i favori del pronostico, ma con la proposta e il coraggio siamo arrivati dove non immaginavamo si potesse arrivare. Battendo squadre più talentuose. Quel gap c’era e c’è, ma l’abbiamo colmato con l’intensità e la proposta. Dopo, abbiamo continuato con lo stesso gioco, ma senza più raccogliere. Nessuno ci ha messo sotto. Dal pareggio con la Bulgaria ci è però venuto il braccino corto e in fase conclusiva abbiamo fatto errori difficili da spiegare».

CANNAVARO.LIPPI - «Conosco Fabio e so che si sente pronto per allenare in Europa. Così come sarò sempre grato a Marcello per il 2006. Ma al di là dei nomi, mi interessa che, nel caso, non si disperda il lavoro del Mancio».