Chissà se Mimmo si starà pentendo. Il "no" alla Juventus dell'estate 2016 ha innescato, inesorabile, l'involuzione di Domenico Berardi. Uno dei prospetti migliori del calcio italiano, perso però oggi in una dimensione di provincia fin troppo ovattata. Al Sassuolo l'attaccante calabrese avrebbe tutto per recitare da protagonista e realizzare i suoi desideri, visto che rifiutò il passaggio in bianconero proprio nel timore di diventare comparsa. In realtà Berardi sta vivendo adesso la sua peggiore stagione e (soprattutto) sembra aver perso la testa: dal 2013-'14, cioè da quando il Sassuolo è in Serie A, vanta il poco invidiabile record di attaccante più espulso del massimo campionato. Il talento resta fuori discussione, ma la convocazione per lo stage della nuova Nazionale sembra davvero l'ultima spinta per rimanere in carreggiata. A 24 anni, è dura rimediare a certe sbandate verso la mediocrità.
GLI INCOMPATIBILI - Prendere le distanze dalla Juventus, in ogni caso, non è mai stata una grande idea. "Io in bianconero? Non lo farei mai" spiegò un paio di anni fa Radja Nainggolan, tornando poi più volte sul tema. Anche il centrocampista belga, a dir la verità, risulta ben lontano dagli standard di rendimento straordinari dell'era Spalletti. La partecipazione al Mondiale non è per lui una certezza, soprattutto perché i primi due mesi del 2018 sono stati un incubo tra intemperanze ed equivoci tattici. Dopo il video di capodanno, il Ninja non si è più ripreso. Anche in questo caso, il profilo comportamentale non sembra di quelli più adatti all'austerità di casa Juve. Probabilmente Nainngolan se n'è accorto da solo, limitandosi a prendere atto della sua incompatibilità. Lo stesso motivo per cui Antonio Cassano, in tutta onestà, alla Juventus non ci sarebbe mai potuto arrivare. Come da lui stesso ribadito anche di recente: "Un calciatore con il mio carattere lì sarebbe resistito tre giorni: il primo mi prendevano, il secondo mi presentavano alla stampa e il terzo mi mandavano via. Io non ero e non sono un giocatore per quel tipo di club: sono uno spirito libero, a stare sul binario non riesco". Premio all'onestà.
IL TRENO PASSA - Rifiutare la Juve significa anche finire fuori dal giro che conta. E' il caso di Axel Witsel, finito in Cina dopo la telenovela (e la pizza torinese) di gennaio 2016. Il suo conto in banca sarà più che mai soddisfatto, meno le sue ambizioni. In qualche modo non è andata benissimo anche ad Aleix Vidal: secondo la stampa spagnola rispose picche in estate a un sondaggio bianconero, ma non è poi riuscito a risalire nelle gerarchie di Valverde. Poi c'è il caso Draxler: oggi al Paris Saint Germain ha raggiunto i livelli di prima grandezza che gli appartengono, ma nel 2015 - non troppo convinto dell'opzione bianconera - è finito al Wolfsburg. "Non ero pronto per vivere in un altro Paese", si giustificò. Per diventare davvero grande, ha dovuto allungare il suo tragitto. Totò Di Natale invece ha voluto concludere la sua carriera all'Udinese fino a diventarne una bandiera, scegliendo di vivere in Friuli. Nessun rimpianto, in questo caso. Ha scelto un bianconero diverso, a dimensione familiare.
@pietroscogna
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