Barzagli, 36 anni: gallina vecchia fa buon brodo, e continuerà un'altra stagione ancora, anche perché ha imparato a gestirsi per conservarsi più a lungo.
Chiellini, 33 anni: sta forse attraversando il periodo della sua massima maturità, e nonostante qualche immancabile acciacco stagionale, rinnoverà per un altro biennio.
Marchisio, 32 anni compiuti ieri: è l'unico esponente della vecchia guardia per il quale non c'è pronta nessuna proposta, così come nessun rinnovo di contratto. Lui che, in quanto a juventinità, è teoricamente ancora più bandiera degli altri 3 ma con una cartella clinica, obiettivamente, più complicata (dal 2011, 15 infortuni tra muscolari e traumatici).
La parte di tifoseria più zavorrata delle altre al concetto "la Juve agli juventini" è già in fermento. Perché non riesce nemmeno a prendere in considerazione che un figlio della cantera bianconera possa essere lasciato partire. "Marchisio non si tocca”, recitava infatti uno striscione appeso davanti al centro di allenamento di Vinovo il giorno della ripresa degli allenamenti. Un input secco alla società, quasi una minaccia. Perché mai come stavolta il timore di un divorzio è reale.
Non è la prima volta che un brivido corre sulla gobba degli juventini riguardo al possibile destino di quello che viene chiamato il Principino: capitò già quattro estati fa, durante i mondiali brasiliani, quando la possibilità di una sua cessione al Monaco veniva data come probabile, e Claudio non la prese benissimo.
Dopodiché, nelle finestre di mercato estive successive, il suo nome ogni tanto spuntò fuori, e a Milano qualcuno ci fece pure più di un pensierino. Non se ne fece mai nulla proprio perché Marchisio in primis si oppose ad ogni opzione di trasferimento. Stavolta, però, la situazione appare diversa: da una parte c'è il club che sta valutando seriamente di privarsene causa le sempre minori garanzie date dal giocatore sul piano fisico, dall'altra c'è Marchisio che vuole andarsene perché utilizzato poco.
In mezzo ci sono i tifosi di cui sopra, i quali si sono interrogati per l’intera pausa di campionato come si possa permettere un epilogo del genere, che uno come Claudio possa essere sacrificato sull'altare del mercato perché spesso fermo ai box. Uno con la Juve nel sangue e che per la causa bianconera ha sacrificato i legamenti (un crociato, un collaterale quasi). Gioca poco? Non importa, sostengono: verso di lui serve solo rispetto, accompagnato da tanta pazienza. La sua storia è iniziata e deve finire alla Juventus. Non se ne parla.
Dal punto di vista della società, non si tratterebbe affatto di ingratitudine, ma di pragmaticità aziendale: mettere a disposizione dell'allenatore una rosa altamente competitiva, e – soprattutto - sana. Tradotto: se un giocatore non mi garantisce continuità sul piano fisico, deve essere sostituito con un altro integro, che non si fermi ogni 2 partite di fila che gioca, come sta succedendo purtroppo a Marchisio. Vuoi anche per un recupero malriuscito dopo l'ultimo grave infortunio al ginocchio di 2 anni fa, sulle cui cause club e giocatore si stanno rimpallando – in privato - le responsabilità.
I marchisiani a oltranza si sono già schierati col giocatore. Ma il club ha dimostrato in altre occasioni di fregarsene altamente di ciò che pensa o vorrebbe la tifoseria, tira dritto per la sua strada e opera le sue scelte. E pare proprio che su Marchisio, aldilà delle dichiarazioni di facciata, la decisione sia stata presa e l'interessato ne sia già a conoscenza.