LA STORIA - Un anno fa, sembrava stesse iniziando un sogno in piena regola. La chiamata della Juve, l'incontro con Cristiano Ronaldo e poi Zidane, a Mappano Torinese in occasione dell'inaugurazione del suo impianto sportivo. La famiglia per intero trasferita in Italia, da Bagdad, passando per la Norvegia. Tutti con Rashed per compiere il suo destino. I volti noti, le magie con il pallone, le visite al JMedical e quella promessa: "Domani cominci ad allenarti a Vinovo". Ma a Vinovo, Rashed, non ci è passato. La Juve non può tesserarlo e non c'entra niente. Così, il Messi di Palestina ora non gioca. E quelle scarpette comprate in Piazza Castello restano su qualche mensola nella casa a La Loggia, in attesa di nuove occasioni. Che potrebbero essere in Germania, nuova tappa della corsa verso il sogno. Si attende solo il passaporto.
SPIEGAZIONI - Fin da subito la Juve aveva chiarito la sua posizione, anche con i media che avevano parlato dell'approdo in Italia di un autentico fenomeno del web. Il ragazzo non poteva essere tesserato e la famiglia si è vista dare le stesse risposte anche da Chelsea e Barcellona. D'altronde i regolamenti Fifa parlano chiaro: "L'articolo 19 vieta il trasferimento internazionale di minorenni o il tesseramento di minori non residenti nel paese a meno che i genitori non si trasferiscano per motivi non legati al calcio o se il ragazzo vive entro 50 km dal confine o ancora se ha 16 anni e rimane in Europa". E le visite al JMedical? Anche qui va fatta chiarezza. Al centro sanitario della Juve può andare chiunque per qualsivoglia visita o controllo. Rashed questo l'ha scoperto solo dopo, quando ha dovuto sbattere contro un altro sogno infranto.