Nel corso delle ultime due settimane sono stati numerosissimi i reportage fotografici che mostravano i nostri e vostri campioni sorpresi nei momenti di relax in compagnia delle loro mogli o delle loro costosissime e bellissime cover girl in luoghi esotici o comunque destinati al turismo perlopiù esclusivo. Proprio come le star, ma certamente non al Roxy Bar di Modena.
Nei giorni scorsi, come a tanti di voi, mi è capitata tra le mani l’istantanea di un evento che si era consumato in un Paese d’oltreoceano, dove è nato anche Papa Francesco e dove adesso è autunno quasi inoltrato. Una cartolina illustrata in arrivo da una piccola città, Laguna Larga, della grande Argentina.
Il protagonista di quel “quadretto” stava di spalle. Non perché avesse qualche problema nel lasciarsi sorprendere dalla Rolex, ma perchè era intento a tirare una punizione con davanti un muro umano formato da bambini e da ragazzini. Palla nel “sette” della porta e tutti a festeggiare il “maghetto” per il suo numero.
Trattavasi del giovane Paulo Dybala il quale, vista le sua età, in quel momento avrebbe potuto trovarsi tranquillamente in un posto ben differente e molto più “in” piuttosto che in quel campetto da calcio polveroso e in sterrato. Lui no. Le vacanze, dopo qualche giorno appena di mare, le ha volute dedicare alla sua gente e alla sua famiglia nella terra dove è nato dimostrando che i veri e autentici campioni non se la tirano e non hanno bisogno di strafare per sentirsi tali. Anche soltanto una partita per beneficenza nel nome del “Sorriso”, il quartiere povero di Laguna Larga per il quale Dybala è sceso in campo, può sortire l’effetto rigenerante di un tuffo del mare della Polinesia.
La vacanza intelligente di Paulo Dybala può e deve essere letta anche come un segnale per quel che riguarda la maturità e la consapevolezza raggiunta dal campione della Juventus che pure ha soltanto ventiquattro anni. Il suo saper essere uomo prima ancora che fuoriclasse è la garanzia per la squadra bianconera di poter contare su un vero leader. Lo faceva anche Maradona ai suoi tempi quando si metteva a giocare a pallone in strada, a Buenos Aires, con i bambini de rua.