Juventus, Dna e juventinità: le parole di Allegri
Queste le parole di Massimiliano Allegri: “Ormai sono 8 anni più 2 che non ho allenato, 10 che vivo a Torino. Ho avuto la fortuna di far parte di questa famiglia, di questo club, che ha un dna unico come altre squadre. Difficilmente cambierà. Può essere modellato, ma non cambiato. Il dna di ogni società va rispettato".
Cosa significano le parole di Massimiliano Allegri
Qual è il senso della juventinità? Si può trovare nella morigeratezza sabauda e in una comunicazione che difficilmente va sopra le righe. Lo si può trovare nel lavoro quotidiano, base fondante e mantra che impregna ogni luogo bianconero, da Vinovo alla Continassa, dagli uffici al campo da gioco. E poi c’è la celebre frase di Boniperti che tutto racchiude: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”.
Ed è soprattutto su questo che Allegri insiste. Un aspetto che viaggia in parallelo con la sua visione di gioco pragmatica: il risultato prima di tutto, soprattutto quando si lavora in un club dove la vittoria è vissuta con un traguardo naturale, sconfitte e passi falsi come una tragedia sportiva. Se vogliamo, anche una stoccata a chi mette l’estetica davanti al tabellino. D’altronde, se la mettiamo sul piano del risultatisti contro giochisti, sappiamo bene da quale parte si schieri il tecnico livornese. Ed è soprattutto sui risultati – più che sulla godibilità o meno del gioco espresso dalla sua Juve -, che verranno fatti i bilanci sul triennio dell’Allegri bis.
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