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L'edizione odierna de La Repubblica commenta così la situazione della Juve alla luce del pareggio contro il Cagliari: "Quello che la Juve non ha, e non ha mai avuto in questa stagione di settimana in settimana peggiore, è il senso del gioco a prescindere dal risultato, l’aspirazione a fare il meglio anche se in palio c’è poco o niente: finché ha tenuto in piedi l’utopia dello scudetto ha scavato in sé risorse sotterranee, ma dopo si è adagiata sul minimo indispensabile, non avendo neanche il gusto e il piacere del gioco col quale soddisfarsi. A Cagliari è arrivata a Champions virtualmente acquisita (grazie alla Fiorentina, grazie all’Atalanta, grazie a come hanno saputo progredire anche se, al contrario della Juve, non hanno tempo di allenarsi) e si è placidamente lasciata sballottare da una squadra di assatanati, o per lo meno di gente che ha orgoglio e amor proprio, oltre alle idee chiare". 

"Alla fine - si legge ancora nell'editoriale a firma di Emanuele Gamba - ha rimediato un punticino perché il Cagliari le ha regalato un gol e mezzo e lo spirito di Niccolai si dev’essere impossessato dello sciagurato Dossena, e per riprendersi da un primo da tempo da incubo, nel quale i danni avrebbero potuto essere ben più seri, s’è affidata a un calcio nervoso ma almeno volitivo: è solo l’ansia da risultato che la spinge a giocare".

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